Anno 2052: lettera a una nipotina
Negli anni Venti, io ero un papà e vivevo ad Alessandria...
Cara nipote, oggi è il 24 giugno 2052 e questa mattina sei venuta al mondo! Un proverbio cinese recita “una generazione pianta un albero, l’altra ne gode dell’ombra”. Sono felicissimo di poterti dire che tu fai parte di quest’ultima! Lascia che ti spieghi di cosa sto parlando!
Negli anni Venti, io ero un papà e vivevo ad Alessandria. All’interno dei rapporti che furono pubblicati da Legambiente sulla qualità dell’aria e dell’ecosistema urbano, la nostra città si collocò tra le peggiori d’Italia. Lunghe siccità misero a repentaglio i raccolti e ci condussero al razionamento dell’acqua nei mesi estivi.
Nel frattempo, gli eventi metereologici estremi crebbero in frequenza e intensità nel nostro territorio, ma anche nel Resto del Mondo, infierendo soprattutto sui popoli meno responsabili dell’inquinamento indiscriminato. Decine di milioni di persone furono costrette a migrare da Paesi divenuti ormai invivibili.
Quando raggiunsi la consapevolezza in merito a ciò che avrebbe potuto provocare (e che già stava provocando) la crisi climatica, la mia vita cambiò. Mi resi conto che non avrei mai potuto accettare passivamente che mia figlia e che i miei futuri nipoti, stessero rischiando seriamente di non avere la possibilità di vivere su di un pianeta ancora abitabile. Il tutto in un contesto di quasi totale indifferenza e apatia da parte della gente.
“Grande impegno”
Grazie a Dio, non fui l’unico a pensarla in questo modo! Il ruolo che gli attivisti (giovani e meno giovani) hanno svolto nella soluzione della crisi climatica è stato di fondamentale importanza.
Non ho la possibilità di raccontarti in poche righe tutto ciò che ho fatto, le meravigliose persone che ho avuto il privilegio di conoscere e i momenti di profondo sconforto che assieme a loro ho vissuto. Ciò che conta, oggi, è che ce l’abbiamo fatta! Sì, cara nipote! L’umanità è riuscita a mettere in atto ciò che era necessario fare per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto della soglia di sicurezza di 1.5°C rispetto all’epoca pre-industriale, onorando gli accordi di Parigi del 2015!
Tutto è andato come l’Ipcc aveva indicato nel VI rapporto, pubblicato in un momento in cui gli occhi del mondo erano puntati su di una guerra alle porte dell’Europa finanziata in larga misura tramite l’acquisto di combustibili fossili da parte dei Paesi occidentali. Le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, principale gas a effetto serra che provoca il surriscaldamento del pianeta, hanno raggiunto il picco nel 2025 e, per effetto delle soluzioni adottate dai vari Paesi, si sono progressivamente ridotte, dimezzandosi al 2030, fino al raggiungimento dello zero netto due anni fa. Era il 2050.
Parallelamente, gli obiettivi fissati nell’ “Agenda 2030” furono raggiunti (si capì che non poteva esserci giustizia climatica senza giustizia sociale) e la transizione ecologica fu una priorità per i governi. Trascinò le varie realtà locali, che fermarono il consumo di suolo (gli anni in cui in Italia si perdevano quasi 2 metri quadrati di suolo ogni secondo per fortuna sono un lontano ricordo!), implementarono fonti di energia rinnovabile e preservarono il patrimonio forestale. Inoltre, incentivarono l’efficientamento energetico degli edifici, promossero una campagna per una corretta e sana alimentazione dopo la chiusura degli allevamenti intensivi e censurarono finalmente le campagne negazioniste e di disinformazione messe in atto appositamente dalle compagnie di combustibili fossili per confondere l’opinione pubblica e procrastinarne l’abbandono.
Quando sarai più grande, spero potrai leggere questa lettera. Sono certo comprenderai quanto è accaduto e l’importanza di avere cura della nostra Casa comune. So che agirai di conseguenza.
Ho conservato una copia dell’enciclica “Laudato Sì”, scritta da Papa Francesco. È per te, ti abbraccio forte.