Fossati si presenta: “Qui per migliorare”
"Resto lucido nel sapere - dice il nuovo mister - che questa situazione presuppone responsabilità e momenti difficili ma anche tanti momenti in cui ci godremo il Derthona e tutto il viaggio che stiamo iniziando insieme"
TORTONA – Una presentazione grintosa, come è nello stile dell’allenatore che dal 1 luglio siederà sulla panchina del Derthona: Fabio Fossati si è subito rivelato un grande comunicatore e un profilo adatto per lo spirito della squadra tortonese.
«Essere chiamati ad allenare in questo Derthona, con una società così solida alle spalle, significa che hai già fatto un certo tipo di percorso – esordisce Fossati – io credo che mi abbiano cercato per migliorare ancora una società rifondata e rimodulata che è cresciuta anno dopo anno vincendo tre campionati in fila e centrando prima la salvezza e poi un quinto posto nei due anni di D. Per me questo non deve essere un punto d’arrivo ma deve essere un’opportunità e già solo essermi reso conto dell’entusiasmo che gravita intorno a questa piazza mi ha regalato emozioni che mi tengono sveglio la notte e mi spingono ad impegnarmi sempre di più».
Gli obiettivi per la prossima stagione sono ben chiari, a prescindere dalle richieste della società che vuole genericamente ‘evitare la retrocessione’: «Ci sono società che si accontentano di ripetersi – continua il mister – e altre che vogliono migliorarsi: sono due atteggiamenti diversi che producono ovviamente poi risultati diversi. Quando parlo che per me servono miglioramenti, gli stessi non sono legati solo al piazzamento ma anche ad esempio ai punti raccolti, ai ‘clean sheet’ del portiere, ai gol fatti. Sembrano dichiarazioni roboanti ma non voglio nascondermi quando trovo certezze anche a livello di budget che ti permettono di fare delle valutazioni importanti; ho imparato con il tempo che più che la dimensione dello stesso, conta la sicurezza che ti fa scegliere i giocatori che ti puoi permettere senza rovinare l’equilibrio della squadra. Ovviamente questo non significa che sarà tutto semplice, ma da quando sono qui tutto quello che vedo intorno a me mi spinge a essere positivo e in questa situazione non voler provare a fare ‘meglio’ della scorsa stagione mi sembra un delitto. Io resto lucido nel sapere che le aspettative dei tifosi sono molto alte e che questa situazione presuppone responsabilità e momenti difficili ma anche tanti momenti in cui ci godremo il Derthona e tutto il viaggio che stiamo iniziando insieme».
Lo stadio ‘Coppi’, peraltro, è sempre stato importante nella carriera di Fossati: la prima volta, ovviamente da avversario, è stata tredici anni fa: «Allenavo il Borgorosso Arenzano, era la seconda giornata di campionato e perdemmo 2-1 nel recupero con un gol di Guida; mi rimasero però molto impresse le emozioni nel giocare in uno stadio così ‘caldo’. L’anno scorso al mio arrivo al Sestri Levante la prima gara dopo la sconfitta in infrasettimanale con l’Rg Ticino l’abbiamo giocata proprio a Tortona e da lì è partita la nostra rincorsa che ci ha portato, grazie anche a una Juniores strepitosa che ha colmato i ‘buchi’ dovuti ad alcuni infortuni, a salvarci con cinque giornate di anticipo».
Tra una partita e l’altra, molte esperienze anche in categoria superiore e in gironi diversi dal nostro: quello che ci si aspetta da chi vive per il calcio. «Il calcio è la cosa più importante che ho dopo la mia famiglia, che anche se sono lontano accetta di buon grado questa situazione perché mi vede felice nonostante negli ultimi anni abbiamo vissuto momenti difficili dopo la stagione da favola ad Albissola; momenti nei quali i miei cari mi sono sempre stati vicini. Poi c’è stata un’esperienza bellissima a Sassari in un campionato che non conoscevo con realtà nuove di Lazio e Campania e, ad esempio, le trasferte in aereo: tutte cose che ti accrescono come allenatore e come uomo. Voglio però riuscire a completare il corso master a Coverciano e concludere così il mio percorso almeno dal punto di vista dei ‘patentini’, averlo dovuto sospendere dopo la mancata iscrizione dell’Albissola per me è stata una delusione».