Rapetti: «Io non mi crogiolo». Lucchini: «Confido nell’elettorato»
I due sfidanti in attesa del responso definitivo. Così al primo turno: 39,3% contro 17,7%
ACQUI TERME – Domenica 26 gli acquesi sono chiamati a eleggere il nuovo o riconfermato sindaco. Rapetti e Lucchini si contendono al ballottaggio la poltrona di Palazzo Levi. Il primo, considerato il largo vantaggio del primo turno, è dato per favorito, ma si sa che nella politica “liquida” di oggi i ribaltoni sono sempre dietro l’angolo.
“Abbiate fiducia in me”
Smaltita la metaforica sbornia ‘post voto’, con il tradizionale aplomb che lo contraddistingue in vista del ballottaggio Danilo Rapetti si dichiara estraneo agli apparentamenti, «perché sarebbe un po’ come tradire lo spirito civico del nostro progetto. Certo, parlo con le persone, incontro i cittadini e, perché no, ho contatti anche con chi al primo turno ha corso per altri schieramenti. Ciò che non faccio è mediare con le segreterie di partito». Rapetti, a ogni modo, non si siede sugli allori: «Per esperienza posso dire che il ballottaggio è tutta un’altra partita, quindi non mi considero affatto già vincitore. Anche perché mi rendo conto che Lucchini potrebbe comunque assorbire almeno una parte di quei voti andati al primo turno ad altri candidati». La scelta civica di Rapetti a più di qualcuno non è andata giù, soprattutto tra i partiti di centrodestra. Adolfo Carozzi, coordinatore cittadino di Forza Italia, non ha risparmiato all’ex sindaco qualche frecciatina (“Rapetti è stato sia in Forza Italia che nella Lega. I militanti in determinate situazioni dovrebbero accettare le scelte delle segreterie”). «Rispondo che io sono liberale nella testa e nel cuore. Non ho padroni e non sono padrone di nessuno. Le segreterie provinciali hanno fatto le loro scelte, io ho fatto le mie. Ripeto, ad Acqui secondo me ora non c’è bisogno di simboli ma di un progetto più vicino ai cittadini». La Lega, però, è ancora il suo partito? «A livello nazionale sicuramente, ma posso dire che anche a livello locale al momento non c’è stato nessuna espulsione. Il 4,3% a queste Comunali? Preferisco evitare commenti sui partiti. Hanno fatto le loro scelte e gli acquesi hanno giudicato».
In caso di vittoria l’ex sindaco immagina il prossimo Consiglio «come una sorta di assemblea unica. Chiederò la collaborazione di tutti, anche dei consiglieri di minoranza. Se sarò eletto sindaco, il mio sarà un appello alla corresponsabilità. Agli acquesi chiedo di rinnovare la fiducia dimostrata al primo turno. Rispetto alle precedenti esperienze posso dire di essere maturato, e di aver imparato anche dagli errori».
“Gli slogan non bastano”
Da par suo, il sindaco in carica non ha perso l’ottimismo. Il 17,7% del primo turno, però, è un risultato obiettivamente sotto le aspettative. «Il vero vincitore è l’astensionismo – commenta Lorenzo Lucchini – che a tutti ha ridotto il bacino di votanti. Ci aspettavamo di raggiungere il 20%, ma il contesto si è rivelato più frammentato del previsto. Paghiamo anche lo scenario particolare. La campagna elettorale svolta durante una vertenza sindacale e un braccio di ferro acceso tra istituzioni e Terme non ci hanno permesso di avere la necessaria serenità». Per Lucchini “l’operazione rimonta” rimane complicata, ma a suo dire non impossibile. «Anche nel 2017 c’era grande divario. Il ballottaggio è una nuova sfida tutta da decidere. Sappiamo che il Pd è molto distante dal centrodestra di Rapetti, e Franca Roso ha condotto una campagna di tutto rispetto, ricevendo anche molto veleno. Tuttavia, penso che nessuno abbia un vero controllo dei propri elettori. I cittadini – continua Lucchini – scelgono visioni di città e idee di mondo: personalmente mi sto concentrando a convincere ogni elettore indeciso. A ogni modo, tutti possono ricordare come hanno gestito il potere Rapetti e Bertero, e come io ho potuto amministrare la città nel momento più drammatico della nostra recente storia. Tutti hanno a disposizione le informazioni per valutare l’affidabilità, la capacità e l’etica di entrambe le amministrazioni».
Il ‘leit motiv’ che ricorre spesso tra una parte degli acquesi e tra le opposizioni, però, è che “Lucchini per Acqui non ha fatto niente”. «C’è da sorridere perché si tratta del leit-motiv partorito dall’acuta intelligenza di Bertero e Zunino al mercato cittadino: in due anni e mezzo abbiamo messo a posto 4 milioni di danni dovuti all’alluvione del 2019, abbiamo gestito una pandemia e realizzato varie progettualità di cui ci siamo aggiudicati le risorse che ci permetteranno di recuperare il nostro patrimonio urbanistico. Abbiamo poi condiviso con tutto il territorio progetti di mobilità sostenibile e di riorganizzazione della struttura ospedaliera. Il qualunquismo lo rispediamo al mittente».
In caso di sconfitta, Lucchini sarebbe per la prima volta all’opposizione, «ma dubito che ci sarà questa eventualità. Credo fermamente negli elettori e sono certo che non cadranno nei facili slogan di Rapetti».