Il 17 giugno è la Giornata mondiale contro desertificazione e siccità
Ricorre oggi, 17 giugno, la Giornata mondiale contro desertificazione e siccità istituita dall’Onu nel 1995 in occasione dell’anniversario dell’adozione della Convenzione per la lotta alla desertificazione (UNCCD – United Nations Convention to Combat Desertification) avvenuta lo stesso giorno dell’anno prima e ratificata da 200 Paesi.
Lo scopo della giornata è quella di sensibilizzare i governi, le organizzazioni e gli individui sulla responsabilità collettiva nell’utilizzo sostenibile dell’acqua e di prevenire la desertificazione e la siccità attraverso attività di cooperazione internazionale e accordi di partenariato nei paesi più colpiti, in particolare in Africa.
La siccità nel mondo e le sue conseguenze
Il tema della giornata 2022 si concentra in modo specifico sulla siccità: “Rising up from drought together” (Risorgere insieme dalla siccità). Dagli anni ’70 in poi, circa la metà delle crisi ambientali, disastri e i morti ad essi associati sono stati causati da eventi climatici estremi e da crisi idriche: 9 su 10 di questi decessi sono avvenuti nei paesi in via di sviluppo, dove la siccità è tra le prime cause di mortalità. Ma anche nei Paesi economicamente più avanzati dagli inizi degli anni 2000 ad oggi si è monitorato un aumento del 29% di eventi siccitosi rispetto ai decenni precedenti. Oltre 2,3 miliardi di persone è afflitta da questioni che riguardano l’acqua a livello planetario. Gli impatti sono particolarmente gravi per le categorie più deboli: donne e bambini sono i più esposti. Eppure, i danni della siccità sulla società, sugli gli ecosistemi e sull’economia sono decisamente sottostimati.
In occasione della Conferenza delle Parti (COP15) della Convenzione (Abidjian,9-20 maggio 2022), l’UNCDD pubblicato la seconda edizione del Rapporto “Global land outlook” dove si sottolinea che fino al 40% del suolo terrestre è degradato, un fenomeno che minaccia circa la metà del PIL globale (44mila miliardi di dollari), e che se si continuasse così entro il 2050 un’area grande quasi quanto il Sud America potrebbe essere messo a rischio di ulteriore degrado, e che l’attuale impegno per ripristinare 1 miliardo di ettari degradati entro il 2030, previsto da Decennio ONU richiede 1,6 trilioni di dollari in 10 anni, una frazione dei 700 miliardi di dollari annuali in combustibili fossili e sussidi agricoli.
In Italia
L’Italia negli ultimi cinque anni ha accusato diversi eventi estremi di siccità in pianura Padana, dove il regime del Po è alterato oltre che dalla siccità, anche dalla diminuzione del ghiacciai in alta quota a causa dell’aumento delle temperature. Le conseguenze di questi fenomeni sono la salinizzazione delle falde acquifere per decine di chilometri in prossimità della foce del fiume, con terribili rischi per l’agricoltura.
La siccità del Po
L’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e Acque Irrigue) riassume così la situazione dell’Italia: “È allarme sul Delta del Po ormai salato: iniziata la sospensione delle irrigazioni. È crisi idrica sui Castelli romani. Mentre al Nord ritorna l’emergenza idrogeologica”.