Cinghiali, i dubbi sulla rete: «Ma così torneremo alla normalità»
La recinzione è realtà, ma è davvero efficace? «Ben venga se serve a far riprendere le attività»
PONZONE – «I cinghiali sono animali molto testardi, se si mettono in testa di oltrepassare un ostacolo possono tentare e ritentare anche per molte ore, finché non hanno la meglio», commenta Alessio, uno dei soci fondatori dell’associazione ’La Ventura’ di Moretti, frazione di Ponzone, che organizza escursioni guidate sia in bici che a piedi lungo gli anelli del Cai dell’Appennino ligure-piemontese. Tra le attività dell’associazione c’è anche il monitoraggio della fauna selvatica nei boschi del ponzonese. Proprio i ragazzi de ’La Ventura’, il mese scorso, hanno accompagnato i tecnici della Società di Committenza regionale e gli esperti dell’Istituto Zooprofilattico di Torino in uno degli ultimi sopralluoghi effettuati a Piancastagna prima della posa della recinzione anti peste suina iniziata il 1° giugno.
“I pali in legno? Meno impattanti”
A rete installata in molti hanno sollevato dubbi in merito alla sua effettiva resistenza di fronte alla forza e all’impeto di cinghiali e caprioli. «Reti come queste servono a contenere. Sono state studiate lungo percorsi specifici in modo da evitare l’onda d’urto degli stessi animali», ha spiegato il commissario straordinario Angelo Ferrari nel giorno della posa.
«Da quanto abbiamo capito è stata fatta in questo modo, ovvero con pali in legno facilmente eradicabili, per renderla poco impattante per il territorio. Nel giro di due anni, infatti, dovrebbe essere rimossa – spiega Alessio – Se possono esserci rischi per le altre specie? Beh, a terra la recinzione ha del filo spinato che potrebbe ferire animali di dimensioni più ridotte, come lepri e volpi, e i caprioli potrebbero rimanere incastrati nelle maglie della rete».
La recinzione che da Piancastagna prosegue in località Abasse per poi costeggiare la Provinciale 210 verso Olbicella, Cassinelle e Molare quanto va a condizionare il libero accesso ai percorsi escursionistici? «Per quanto riguarda i sentieri che di solito percorriamo – risponde Alessio – in maniera tutto sommato limitata. Per accedere al punto panoramico Bric dei Gorrei, però, dobbiamo utilizzare un cancelletto. Ne saranno piazzati diversi sul tracciato, ma c’è da considerare la possibilità che durante i transiti questi passaggi possano essere dimenticati aperti».
“Il problema è un altro…”
I dubbi sull’effettiva utilità della rete, a ogni modo, sono leciti e condivisi da tanti, nel ponzonese come nel resto del territorio, «ma va rimarcato il fatto che la recinzione permetterà a tutti di tornare alla normalità, quindi ben venga», sottolinea la guardia venatoria Diego Lazzeri, «prima verrà ultimata, meglio è. A ogni modo, è bene ricordare che le indicazioni sul tipo di materiali da utilizzare sono state impartite da Ispra». Più che sull’efficacia della rete, però, secondo Lazzeri occorre riflettere sulle prassi adottate finora per gli abbattimenti: «Da ottobre a dicembre 2021 con l’utilizzo dei cani sono stati soppressi 5600 capi negli Ambiti Territoriali Al 4 (OvadeseAcquese), Al 3 (Valli Curone Grue Borbera) e Genova 1 (Ponente). Con la caccia di selezione, invece, appena 240 in sei mesi. Finora si è perso del tempo prezioso. La caccia di selezione non è il metodo più efficace in queste particolari condizioni. Il prossimo autunno il problema potrebbe diventare ancora più grave, e la situazione è già fuori controllo».