Negruzzo: «I nostri punti di forza: natura, silenzio e qualità»
Parla il presidente dell'associazione ristoratori della val Borbera
VAL BORBERA — La Val Borbera con la sua natura incontaminata e la sua offerta enogastronomica sta diventando sempre più punto di riferimento turistico del basso Piemonte. Negli ultimi due anni si è anche riscoperto il bello del turismo “lento” e non lontano da casa, dove trovare comunque bellezze naturali, paesaggistiche ma anche artistiche di rilievo che, fino a qualche anno fa, forse, erano meno apprezzate. Fiore all’occhiello dell’offerta turistica valborberina è sicuramente la ristorazione con il Tour gastronomico che, da diversi decenni, si propone come attrattiva per scoprire locali e borghi. Abbiamo avvicinato Michele Negruzzo, presidente dell’associazione ristoratori e albergatori della Val Borbera per capire il segreto di un successo che si tramanda di anno in anno.
— Presidente Negruzzo, il tour gastronomico della Val Borbera che, ricordiamo prevede due “stagioni” quella primaverile e quella autunnale, è tornato dopo uno stop forzato a causa della pandemia da Covid, come sono andate le prime date?
«Con le difficoltà di programmazione dovute alle limitazioni Covid abbiamo dovuto, per forza di cose, fermarci per gli ultimi due anni. Quest’anno, nonostante la situazione di incertezza dei primi mesi sempre legata alla pandemia ovviamente, abbiamo deciso di partire anche rincuorati e incoraggiati dalle tante richieste da parte dei nostri clienti. Le prime date sono andate bene e non dubitiamo che anche quelle a venire avranno seguito: le persone hanno voglia di ritornare a respirare l’aria buona delle nostre valli, a bere il vino dei nostri vitigni autoctoni e a mangiare i piatti della tradizione realizzati con i prodotti del territorio».
— Il format del tour non è cambiato, la formula ideata tanti anni fa continua ad avere il suo appeal?
«Il format non è cambiato perché, è noto, il classico non va mai fuori moda. Scherzi a parte devo ammettere che siamo indubbiamente avvantaggiati su più fronti: innanzitutto da una vastità di prodotti tipici tale da non dover provare invidia verso nessun’ altro territorio, solo per fare qualche esempio: ampia è la produzione di salumi, su tutti il Salame Nobile; poi i formaggi, su tutti il Montebore; e che dire della carne all’Erba, dei vini, su tutti il Timorasso che sta veramente conquistando anche i palati più raffinati; non dimentichiamo poi la fagiolana, la mela carla, il miele, i tartufi, i funghi, le castagne e la selvaggina. Altra caratteristica è il territorio, a tratti selvaggio (per noi è un’opportunità, non di certo un problema) posto sul confine delle quattro regioni, dove ad ogni passo si viene avvolti letteralmente dalla natura, l’atmosfera di pace che si respira è amplificata da un silenzio (piacevolmente) assordante che si ascolta di frequente esplorando le nostre valli. Quello valborberino è un territorio vocato alle attività outdoor e al turismo lento, da qui il collegamento con il consolidato Cammino dei Ribelli va da sé che viene naturale: una settimana di cammino tra prati, boschi e paesi fantasma. Ma non è tutto, si possono fare anche camminate decisamente meno impegnative del Cammino dei Ribelli che in certi tratti è magari per i più esperti, ma altrettanto appaganti e rigeneranti. Tutto ciò permette di creare un’offerta di enogastronomia e ospitalità che, sì, continua ad avere il appeal».
— In qualità di presidente dell’associazione ristoratori e albergatori della Val Borbera ha denunciato gravi criticità in valle a partire dalle strade dissestate per arrivare alla quasi totale mancanza di trasporto pubblico, specialmente in alta valle, c’è stata una qualche risposta alle sue denunce da parte delle istituzioni competenti?
«Sono certamente situazioni arcinote, ma occorre rinfrescare la memoria perché se non si pone rimedio il tempo non può che far peggiorare lo stato, già pessimo delle nostre strade. Le infrastrutture quali le strade e i servizi quali i trasporti, rete wifi, servizi sanitari, eccetera, sono alcuni dei punti fondamentali se si vuole seriamente parlare di turismo. Le risposte da parte delle istituzioni ci sono state, ci auguriamo si tramutino in atti concreti».
— Cosa cerca il turista che viene in val Borbera?
«Cerca cibo sano e di qualità, cose non difficili da trovare in Val Borbera perché abbiamo una vasta offerta enogastronomica, ricca di prodotti tipici. Cerca un territorio nel quale “staccare la spina”, altra cosa facile da trovare in una valle vocata al turismo lento».
— Quali, secondo lei, i punti di forza su cui puntare per valorizzare il territorio e incrementare la presenza di visitatori?
«Essenziali sono gli interventi decisi sulle strade e sui trasporti perché il turismo si fa con le strade belle e con una buona rete di trasporti che colleghi la bassa con l’alta valle e con le zone limitrofe (pensare a collegamenti interregionali nella zona delle 4 province sarebbe buona cosa). Abbiamo una rete sentieristica enorme che ha vastissimi margini di miglioramento. Poi l’enogastronomia e i prodotti tipici, come ho già detto, sono punti di forza, senza dimenticare tutte le attività outdoor tra cui cicloturismo e trekking».