Pasolini, uno spettacolo sul profeta laico che l’Italia non capì
A Serravalle Scrivia con Gianni Repetto una intervista onirica al poeta e regista di cui ricorrono i cento anni dalla nascita
SERRAVALLE SCRIVIA — Uno spettacolo per celebrare il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini: a Serravalle Scrivia il poeta-regista sarà ricordato con un atto unico interpretato da Gianni Repetto che ne evidenzia l’importanza del messaggio per la nostra società.
Sabato 28 maggio alle 21.15 l’arena di Villa Caffarena ospiterà “Intervista a Pier Paolo Pasolini”, uno spettacolo scritto da Eugenio Barbieri, un’intervista dal sapore vagamente onirico con Pier Paolo Pasolini a cui un attore pone una serie di domande sulle questioni più scottanti del presente: il declino della famiglia, il potere, il concetto di classe sociale, la società dei consumi e il suo rifiuto critico, la tv, il web, la letteratura, il cinema, il ruolo dell’intellettuale impegnato e il moralismo benpensante.
A tutte queste questioni lo scrittore risponde con riflessioni che sono di un’attualità sconcertante ed evidenziano il ruolo di profeta laico rivestito da Pasolini negli anni Sessanta e Settanta, che forse non poco influì sulla sua scomparsa tragicamente prematura. Vengono citati articoli, pubblicati soprattutto sul Corriere della Sera – che poi costituirono raggruppati la raccolta “Scritti corsari” – opere saggistiche come le “Lettere luterane” e film come “Salò”, che segnò il culmine della sua carriera cinematografica e venne bloccato dalla censura come opera oscena misconoscendone la provocazione politica e culturale.
L’immagine che viene fuori da questa specie di intervista con la Storia è quella di un intellettuale impegnato a tutto campo nello svecchiamento di un’Italia bigotta e perbenista, ma che nello stesso tempo mette in guardia nei confronti del nuovo potere consumistico, da lui definito “il potere dei poteri”, che stava allora “mangiandosi” la cosiddetta “multiculturalità italiana” e che oggi l’ha, probabilmente, ormai divorata e digerita.
E in tutto questo colpisce l’amaro giudizio che Pasolini dà degli italiani, che il presente sembra assolutamente confermare. Un viaggio nella memoria, che evidenzia quanto essa sia importante per riflettere sul presente e per costruire il futuro.