Berruto: “Lo sport in Costituzione? Ci siamo”
L'ex ct del volley impegnato anche al tavolo per regolamentare il lavoro sportivo
ALESSANDRIA – La strada per inserire lo sport nella Costituzione è, davvero, in discesa. La conferma arriva da Mauro Berruto, ex ct della nazionale di pallavolo bronzo alle Olimpiadi e docente della Scuola Holden, in città per alcune tappe negli spazi e negli impianti sportivi, dal parco Carrà a Centogrigio, dal PalaCima a Rovereto Central Park.
“Siamo in una fase avanzata per una proposta trasversale, che ha avuto un percorso così rapido e deciso proprio perché maturata fuori dai palazzi del Parlamento. Al Senato è stata approvata all’unanimità dalla Commissione affari costituzionali e anche dall’aula, con una maggioranza enorme. In Commissione, alla Camera, stesso risultato, anche con l’esclusione dell’aggiunta di emendamenti che avrebbero allungati i tempi, proprio perché c’è una uniformità. Ora andrà, a breve, a Montecitorio e poi ancora i due passaggi, Senato e Camera. Credo che entro sei, sette mesi ci sarà l’articolo 33 e anche la collocazione – insiste Berruto – è significativa – perché sta il 32, sul diritto alla salute, e il 34 sul diritto all’istruzione. Perché nel 33 il diritto alla pratica sportiva è previsto per la sua valenza culturale, inclusiva e di benessere psicofisico“.
“Un euro investito, 7 risparmiati”
Incentivare la pratica sportiva, con luoghi adatti e formula che creano inclusione, ha ricadute fondamentali sulla salute del singolo, di qualunque età, e sulla comunità. “I dati di cui siamo in possesso confermano che per ogni euro investito nello sport se ne risparmiano fino a 7, per la funzione, preventiva e curativa, che ha per molte patologie, penso al diabete, alle malattie cardiovascolari, alla depressione. E’ un aiuto concreto allo sviluppo del paese, oltre che una educazione al prendersi cura di sé. Si fa sport, e si dovrebbe essere messi in condizione di farlo, per il benessere proprio, che fa bene, però, anche alla comunità”.
Quale professionismo
Dal 1° gennaio 2023 sarà operativa la riforma Spadafora, che prevede anche il professionismo per le atlete. “C’è un tavolo, a cui partecipo anche io, con la sottosegretaria Valentina Vezzali, per normare, finalmente, il lavoro sportivo. Se fosse entrata in vigore la riforma come nel testo originale, l’ho detto fin dall’inizio, e non solo io, sarebbe stata la fine dello sport di base. Invece si stanno introducendo correttivi per la difesa dei lavoratori dello sport, con contributi, tutele, garanzie di diritti. Penso, ad esempio, alla maternità per atlete e tecniche. Sarà una riforma per sostenere lo sport per tutti e di tutti”.
La squadra, anche in politica
Come si costruisce una squadra vincente? Con le stesse regole per sport e politica? “Io sono un neofita della politica, che sto conoscendo. Per molto tempo mi sono detto che dovevo imparare le regole di un gioco nuovo: dopo un anno e mezzo sono convinto che, invece, la politica dovrebbe imparare dai meccanismi che stanno alla base della costruzione delle squadre, il lavoro di insieme verso un obiettivo. Io ho allenato uno sport, la pallavolo, unico al mondo in cui la palla deve essere passata per regolamento. Non la puoi fermare e non la puoi passare due volte di fila. E ciò che uno fa dipende da come lo ha fatto qualcuno prima, e ciò che ognuno fa determina in maniera decisiva la qualità di ciò che farà chi viene dopo. Le squadre devono avere la capacità di essere il risultato e realizzare punti di vista diversi”.