La Santa di oggi, 13 maggio, è Beata Vergine Maria di Fatima
Il 13 maggio 1917 tre pastorelli di nome Lucia, Francesco e Giacinta, vengono sorpresi, nei campi dove sono di guardia al bestiame in pascolo, da una luce e una figura misteriosa apparsa all’improvviso davanti a loro. Quella non fu la sola apparizione La Santa di oggi, 13 maggio, è Beata Vergine Maria di Fatima della Vergine Maria, che appare nello stesso luogo per ben sei volte, facendo diventare immediatamente il posto un luogo di culto e di preghiera.
All’epoca della prima apparizione i tre ragazzi avevano 10, 9 e 7 anni, e raccontarono, con minuzia di dettagli, di aver visto su un elce apparire una signora vestita di bianco dopo alcuni lampi nel cielo. La misteriosa donna chiese loro di tornare in quel luogo ogni tredici del mese, da maggio a ottobre e durante le apparizioni avrebbe lasciato messaggi per l’umanità in cui invitava alla misericordia e alla devozione.
La Madonna rivelò ai pastorelli tre segreti da rendere noti al momento opportuno: due riguardavano i ragazzi stessi e il terzo fu messo per iscritto da suor Lucia nel 1944 e venne reso pubblico nel 2000 per volontà di Giovanni Paolo II.
Nel segreto riportato da Suor Lucia si diceva che la Madonna mostrò ai ragazzi l’orrore dell’inferno per indicare il pericolo che incombeva sugli uomini. L’unico modo per sfuggirvi era invitare il mondo alla devozione per evitare persecuzioni e la morte di vescovi, fedeli e del Papa.
San Servazio
Servazio, o Servais, probabilmente di origine armena, passò alla storia come uno dei sostenitori più costanti di Atanasio durante la lunga contesa per l’ortodossia nicena: nei concili di Sardica (343) e Rimini (359) sostenne coraggiosamente la causa dell’ortodossia. Tuttavia fu poi ingannato e firmò la formula ambigua che fece dire a Girolamo che tutto il mondo era «diventato ariano». Quando, in seguito, S. Ilario poté chiarire a Servazio il reale significato della formula, Servazio la disconobbe. Non conosciamo la data della consacrazione di Servazio come vescovo di Tongres (in Belgio). Verso la fine della sua vita intraprese un pellegrinaggio penitenziale da Tongres a Roma in relazione alla profezia — non si sa quanto reale — secondo cui Attila, re degli unni, avrebbe invaso la Gallia.
Tongres fu in effetti saccheggiata e parzialmente distrutta nello stesso anno della morte di Servazio. In quest’ultima città i suoi resti sono conservati in un reliquiario antico finemente cesellato, insieme al pastorale, al calice e a una chiave d’argento, dono papale contenente limature delle catene di S. Pietro. Al calice si attribuiva il potere di allontanare la febbre.
San Servazio