Il trucco del HT
Un leader sindacale, un rappresentante della Commissione Europea, giornalisti e amministratori pubblici: scorrere coloro che mi seguono su Twitter potrebbe appagare il mio narcisismo se non fosse il frutto, anzichè del mio merito, dell’applicazione di un trucco social che vorrei svelarvi e che si basa sul prestare attenzione alla ragione stessa per cui le persone più in vista sono su Twitter, ovvero per avere visibilità.
Il meccanismo è semplice: seguire le persone con cui si vuole entrare in contatto, commentarne con intelligenza il pensiero e, quando condividono un articolo interessante, non retwittarli. Perchè si sarebbe solo uno dei tanti. Al contrario, scrivere un post originale a cui si fa seguire, dopo il link all’articolo menzionato, la citazione del personaggio preceduto dall’acronimo HT che significa “Sentito dire da”, “Heard Through” in inglese. Anzichè la semplice notifica di un retweet, questo piccolo gesto verrà loro segnalato come menzione e, se il commento sarà stato intelligente, potrà guadagnare il like e, nel tempo, il follow da parte di tali personaggi.
È la stessa tecnica che gli adolescenti definiscono “like tattici” su Instagram, solamente riportata su un terreno professionale. Ed è una delle tante applicazioni del tagging che può valere non solo su Twitter, ma anche sugli altri social media per menzionare le persone, coinvolgerle, interpellarle. Citare la fonte che ci ha consentito di imparare qualcosa non è infatti solo un atto di verità e un segno di ringraziamento, ma anche un modo per offrire un piccolo appagamento a chi si trova citato. Sono certo che Roberto Burioni, che mi segue su Twitter, l’ho convinto così.
L’uso dei tag per menzionare una persona è solo una delle tante applicazioni di questo termine che, nel mondo digitale, si adopera anche per contrassegnare un articolo, un video o una scheda prodotto così da correlarli a contenuti simili.
Se ci trovassimo a ordinare una biblioteca, dovremmo decidere se mettere “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, il bestseller di Pellegrino Artusi, fra i libri di cucina o i libri dell’Ottocento. Se gestissimo invece una libreria online, basterebbe mettere due etichette (o tag) alla stessa scheda prodotto. Si tratta della granularità del digitale ed uno strumento della sua versatilità, ma anche uno dei campi in cui, in misura maggiore, si possono applicare le nuove tecniche di automazione e di machine learning.
Quando, nel settembre 2020, il Guardian pubblicò un articolo dal titolo “Hai ancora paura, uomo?” interamente scritto da un software che si serviva di tecniche di intelligenza artificiale, alcune reazioni paventarono il ruolo che la tecnologia avrebbe da lì in poi giocato nel mondo dei media. Più di recente, realtà editoriali come l’italiana Blazemedia, che possiede Telefonino.net e Punto-informatico.it, hanno dimostrato come il machine learning possa essere utilizzato per realizzare contenuti online quali schede tecniche e recensioni perchè siano più visibili sui motori di ricerca e più efficaci per produrre, per l’editore, ricavi provenienti dai programmi di affiliazione come quello di Amazon.
L’intelligenza artificiale può infatti supportare gli editori in molte forme senza che questo sostituisca l’apporto del redattore o del giornalista, ma anzi coniugandone il valore. Un editore online può infatti avvalersi delle tecniche di information retrieval per estrarre il significato dei testi pubblicati sul proprio sito, etichettarli con tag più granulari e favorire in tal modo l’approfondimento dei contenuti da parte del lettore con correlazioni più efficaci. Allo stesso modo, le notifiche a cui molti siti di news ricorrono – inviate attraverso browser o instant messenger – possono risultare invasive se non pertinenti o, al contrario, opportune se basate su un affinamento progressivo degli interessi di ciascun lettore e sul comportamento da questi espresso: le chatbot di maggior successo, per esempio quelle dei siti sportivi, apprendono dagli articoli proposti i temi a cui si è prestata più attenzione per suggerirne di simili e con una frequenza adeguata.
Dalla qualità dell’offerta pubblicitaria ad una più puntuale rappresentazione dei contenuti, ampi sono dunque gli orizzonti che si aprono a coloro che debbono organizzare l’esperienza di un sito editoriale e al contempo estesi sono i fronti grazie ai quali le redazioni possono servirsi della tecnologia per mettersi in ascolto di quanto avviene online.