Il casalese Marco Buoni a Vienna per il meeting sul Freddo africano
Il presidente di Area protagonista dell'incontro in Austria
VIENNA – Il futuro dell’Africa passa dal Freddo: in un continente che registra zone nelle quali lo spreco alimentare supera il 70% per via dell’impossibilità di conservare adeguatamente il cibo prima che possa arrivare sulle tavole degli abitanti, e in cui spesso è impossibile fare arrivare medicinali e vaccini perché mancano le infrastrutture per mantenerli alla temperatura corretta, il Freddo può essere la chiave per una svolta senza pari.
L’appuntamento di Vienna, al quale hanno partecipato il casalese Marco Buoni (presidente di Area, realtà internazionale che raccoglie in sé tutte le principali associazioni del Freddo Europeo) e Madi Sakandé (U-3ARC, il corrispettivo africano di Area) ha messo in evidenza un punto fondamentale: la chiave per garantire un Freddo efficiente in Africa è la formazione.
L’argomento sarà trattato anche il prossimo 21 maggio all’interno di un webinar che vedrà protagonisti Area e U-3arc, coordinato e promosso dal Centro Studi Galileo, primo centro per la formazione nel settore.
L’incontro ha visto la partecipazione anche di Ole Nielsen (Chief, Montreal Protocol Division, Environment Department per Unido, United Nations Industrial Development Organization) e di numerosi Industrial Development Officers di Unido, ai quali Marco Buoni e Madi Sakandé hanno evidenziato l’attuale situazione e presentato una serie di possibili soluzioni: occorre studiare una nuova metodologia formativa per i paesi africani, in particolar modo per quelli in via di sviluppo.
Lo scopo è quello di implementare al massimo l’applicazione dell’emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal, in particolar modo assicurandosi che il nuovo Freddo africano parta già adottando i refrigeranti naturali sin dall’inizio, aspetto imprescindibile da una forte formazione per via delle difficoltà tecniche che presentano.
Per procedere sarà necessario garantire la fornitura dei materiali: saranno necessari sopralluoghi per verificare lo stato dell’arte e comprendere al meglio quali attrezzature mancano nei singoli centri di formazione, oltre a un forte confronto con gli esperti locali per costruire programmi d training estensivi e completi, in grado di formare alla perfezione una nuova generazione di Tecnici qualificati e pronti ad affrontare la nuova transizione tecnologica.
La chiave sarà la sostenibilità: i Paesi dovranno essere messi in condizione di poter procedere in autonomia, quando il progetto sarà partito, e per fare questo sarà necessario un intervento deciso a livello normativo da parte dei singoli Paesi.