Pfas, latte e uova: la Regione farà altre indagini
I Pfas hanno fatto il loro ingresso nella catena alimentare anche nella zona di Spinetta. Lo conferma la prima tranche…
Inquinamento: l'azienda sanitaria provinciale, sollecitata dal Comune di Alessandria, risponde ai quesiti. Previsto un incontro la prossima settimana
SPINETTA MARENGO – C’è del Cloroformio nell’aria di Spinetta, soprattutto in alcune cantine dell’area attorno al polo chimico. L’Asl risponde al Comune e ipotizza all’Ente i comportamenti da tenere per proteggersi: «Ventilare gli ambienti, non fumare in quei luoghi, né consumare cibi o bevande e non soggiornarvi per lunghi periodi».
E le mascherine FFP2? «Non sono necessarie perché potrebbero far sorgere situazioni di stress psicologico con conseguente abbassamento delle difese immunitarie». Comune e Asl si incontreranno la prossima settimana per definire come procedere.
I risultati delle analisi effettuate da Arpa nel 2021 evidenziano un dato: ci sono gas che dalla falda raggiungono le cantine delle abitazioni più vicine al polo chimico di Spinetta. Dati che hanno confermato – purtroppo – la presenza del Cloroformio, ma anche di altre pericolose sostanze. Le concentrazioni variano, e i fattori che determinano le oscillazioni sono diversi.
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Uno fra tutti, il livello della falda sotto il polo chimico che aumenta o diminuisce a seconda delle piogge.
Dalle annotazioni generali, però, sembra quasi – appurato che l’inquinamento esiste e persiste – che siano i cittadini a doversene fare carico mettendo in atto comportamenti specifici (ma anche interventi strutturali a loro carico) per evitare rischi.
La questione del Cloroformio ha aperto uno scenario che l’Amministrazione comunale alessandrina sta affrontando.
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Per capire come, aveva riunito un tavolo tecnico a cui hanno preso parte anche Asl (che dovrà dare indicazioni su come agire dal punto di vista sanitario) e Arpa che ha fornito agli Enti i risultati delle analisi effettuate sul campo. Ma il secondo incontro chiesto dal Comune non è riuscito. Sembra che i tecnici non abbiano trovato una data che andasse bene a tutti, così, la prossima settimana, Comune e Asl si incontreranno per definire come procedere e cosa scrivere nella raccomandazione.
I tempi si sono dilatati, se consideriamo che il primo alert di Asl – riferito alla presenza di Cloroformio e sulla necessità di intervenire – era arrivato agli Enti lo scorso novembre.
Intanto, il 28 aprile scorso, il direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica ha fornito le indicazioni chieste dal Comune su come ci si può proteggere dal Cloroformio quando quest’ultimo sia presente nelle cantine.
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Fa una lunga premessa l’Asl prima di arrivare ai punti salienti. E spiega come la presenza di Composti organici volatili in ambienti indoor (al chiuso) sia notevolmente influenzata dalle caratteristiche strutturali degli ambienti, dalle condizioni microclimatiche, dai ricambi d’aria, dalla effettiva destinazione d’uso dei locali, «nonché dalla presenza di eventuali sorgenti aggiuntive interne presenti».
L’Asl sostiene come sia opportuno avere informazioni «circa le caratteristiche strutturali degli ambienti» in questione. Laddove questi dati non siano disponibili, allora bisognerà cercarli attraverso l’ufficio tecnico comunale. Poi si entra nel merito.
«Considerando che ci si avvia alla stagione estiva – scrive l’Asl – in attesa di interventi tecnici sulle sorgenti che determinano-hanno determinato-continuano a determinare l’inquinamento oggetto di valutazione» si propone un elenco di raccomandazioni e misure a tutela della salute pubblica della popolazione delle vie interessate dal fenomeno.
Punto uno: mantenere gli ambienti sempre ben ventilati. In assenza di finestre che possano garantire ricambi d’aria idonei si potrà optare nell’installazione di sistemi di ventilazione meccanica dotati di idonei filtri di abbattimento, oggetto di regolare/ordinaria manutenzione.
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Punto due: non fumare negli ambienti chiusi, né consumare cibi/bevande , né soggiornarvi per lunghi periodi modificando la destinazione d’uso prevista per i locali interrati.
Punto tre: evitare di custodire in locali contaminati sostanze che possano rilasciare Cov (composti organici volatili) (es.vernici, solventi, colle) o altre sostanze cancerogene con effetto cumulativo con l’inquinamento da Cov (ad esempio carburanti).
Punto quattro: evitare di riscaldare i locali dove è stata rilevata la presenza di Cov.
Punto cinque: non perforare né alterare l’integrità del pavimento.
Punto sei: verificare e mantenere integra la pavimentazione e i sistemi di impermeabilizzazione se già attuati.
Punto sette: qualora si dovessero effettuare interventi di ristrutturazione (ad esempio tinteggiatura delle pareti) all’interno dei locali interrati scegliere prodotti ad acqua o con bassissimo tenore di Cov e areare quanto più possibile.
Non finiscono qui le raccomandazioni. Si parla di opere di bonifica efficace ed efficiente, ovvero di interventi specifici: si ipotizza anche l’applicazione di guaine impermeabili ai vapori (ad esempio bitume, che però emette Cov, ndr).
Con una postilla: in merito alle mascherine FFP2, «con riferimento ai punti 1 e 2, si ritiene non necessaria perché potrebbe far insorgere situazioni di stress psicologico con conseguente abbassamento delle difese immunitarie».
Per Asl non è chiaro da quanto perduri il fenomeno, «così come non si dispone di una analisi di rischio puntuale per la zona residenziale».
Ma sono davvero queste le indicazioni a cui bisognerà attenersi per proteggersi dalla presenza Cloroformio? E quando arriverà l’inverno? Chi dovrà pagare per gli eventuali interventi nelle abitazioni?