Don Galliano sarà ‘Giusto’? Pronti i documenti per lo Yad Vashem
Al Salone San Guido presentata la prassi necessaria alla sua candidatura
ACQUI TERME – Nel pomeriggio di martedì 3 al salone San Guido ha avuto luogo la presentazione della documentazione che presto verrà inviata allo Yad Vashem di Gerusalemme e che i professori Luisa Rapetti, Vittorio Rapetti, Gabriella Ponzio e Bruno Gallizzi hanno raccolto in collaborazione con l’associazione Monsignor Giovanni Galliano Onlus, presieduta dal professor Salvatore Caorsi.
Un lavoro certosino di reperimento dati, scritti e testimonianze dirette sulla coraggiosa opera di carità e protezione che don Giovanni Galliano – poi diventato vescovo di Acqui Terme – nel biennio ’43-’45 svolse per diversi ebrei dell’Acquese, che grazie al suo impegno riuscirono a salvarsi dalle persecuzioni nazifasciste.
Nel corso del convegno – a cui, oltre a Monsignor Luigi Testore, hanno partecipato diversi rappresentanti delle istituzioni locali – i professori Luisa e Vittorio Rapetti hanno illustrato ai presenti tutti i passaggi necessari e il lavoro “d’inventario” richiesti dall’ente per la ‘Memoria della Shoah’ di Gerusalemme per poter accogliere la candidatura di Monsignor Galliano a ‘Giusto fra le Nazioni’.
I fratelli Jona e la famiglia De Benedetti-Teglio
Numerosi i fatti storici documentati e in grado di certificare l’opera del futuro vescovo a protezione degli ebrei acquesi. La testimonianza adottata come memoria storica sulla quale poggiano i fondamenti della domanda di candidatura a cui dovranno dare risposta da Gerusalemme è quella riferita dallo stesso don Galliano in occasione di un incontro con gli studenti dell’Itis di Acqui Terme nell’ottobre del 2003, in cui ebbe a raccontare della famiglia Jona, composta da Ippolito – fino agli anni ’40 esattore delle imposte del Municipio di Acqui – e dalle sorelle di lui, Irma ed Elvira. Dopo essersi assicurato che le sorelle Jona trovassero riparo nel convento delle suore Passioniste di Ovada, don Giovanni Galliano accompagnò Ippolito in un lungo e pericoloso tragitto in bicicletta per campi e sterrati dalla città termale fino alla frazione Porri di Dego, dove aveva sede la parrocchia di don Giovanni Garbarino. Qui Ippolito rimase per diversi mesi, fino a quando fu trasferito in un paesino dell’astigiano dove restò fino alla fine della guerra. È inoltre certificato che colui che fu parroco del Duomo per più di 50 anni aiutò anche la famiglia De Benedetti-Teglio, composta da sei persone e nascosta per mesi in una cascina di Morbello, paese d’origine di don Galliano.
Tra gli scritti sui quali il gruppo di ricerca ha posto particolare attenzione il libro ‘La Resistenza nella mia memoria 1943-1945’, opera dello stesso Monsignore, ‘Pronto, sono don Galliano’, biografia a firma di Mario Piroddi, direttore de ‘L’Ancora’, l’intervista realizzata da Vittorio Rapetti, e varie testimonianze dirette tra cui quella di Marco Menegazzi, del nipote di Monsignor Galliano e della famiglia De Benedetti-Teglio.