Avim, replica Rapetti: "Fallimento colpa mia? Ma di cosa parliamo?"
"Nel 2012 i conti erano a posto. L'attuale amministrazione cosa ha fatto in quattro anni?"
L'ex vice sindaco: "Altro che conti in ordine: società depatrimonializzata"
ACQUI TERME – Fino al 2019 è stato assessore al Bilancio e vice sindaco del Comune di Acqui e fino al momento delle sue dimissioni si è occupato della questione Avim, la società creata nel 2008 dalla Giunta Rapetti dichiarata poi fallita dall’assemblea dei soci lo scorso anno. Dopo le polemiche e i vari ‘j’accuse’ che si sono alternati nelle ultime settimane ora è l’ex vice sindaco Mario Scovazzi – dal 2017 al 2019 con l’attuale amministrazione in carica – a far suonare la propria campana, non mandandole a dire all’ex primo cittadino Danilo Rapetti.
«L’ex sindaco Rapetti, nella speranza che per il bene di Acqui continui a rimanere tale, ha sfoggiato tutta la sua abilità da consumato politico vecchio stampo nel rispondere alle accuse che gli sono state rivolte da Cavallero sull’Avim. Ha infatti risposto sinteticamente con un’affermazione del tutto fuorviante, per poi distogliere l’attenzione da quella società accusando il Pd di altre nefandezze, leggi vendita Terme. Il dott. Rapetti – dichiara Scovazzi – dovrebbe utilizzare un po’ più di tempo e di parole per spiegare alla cittadinanza perché ha dovuto creare una società in tutta fretta, in cui era socio unico il Comune, per vendere alla stessa, cioè in pratica al Comune stesso, dei propri immobili anziché metterli sul mercato immobiliare attraverso un normale processo di dismissioni. Forse perché aveva una necessità impellente di andare a coprire un buco enorme nel bilancio del Comune (stiamo parlando di 6.000.000 di euro) ed evitare il commissariamento? Un debito frutto di una mala gestione decennale delle finanze e del Comune, dove un city manager da 180.000 € anno, un segretario generale, cinque dirigenti più un nutrito staff del sindaco non erano in grado di amministrare adeguatamente la città, in questo spalleggiati alla grande da sindaco e assessori, in taluni casi non solo incapaci ma anche megalomani».
Avim, replica Rapetti: "Fallimento colpa mia? Ma di cosa parliamo?"
"Nel 2012 i conti erano a posto. L'attuale amministrazione cosa ha fatto in quattro anni?"
Mario Scovazzi argomenta come l’analisi presentata da Rapetti – “fino al 2012, anno in cui è terminato il mio mandato, la società non era certamente in perdita” – sia a suo modo di vedere poco attendibile: «L’Avim, è vero, i primi anni riuscì a pagare le rate dei vari mutui accesi con la BPM grazie al disgraziato e incosciente smembramento del patrimonio immobiliare del vecchio tribunale in lotti e alla conseguente vendita dei lotti più appetibili a prezzi tra l’altro non sempre congrui, almeno sulla base della valutazione iniziale. In questo modo al termine del suo mandato Rapetti non aveva lasciato i conti in ordine, bensì una società, l’Avim, ormai vistosamente depatrimonializzata, che non avendo più la possibilità e la potenzialità di pagare i suoi enormi debiti presto sarebbe caduta in disgrazia. Da lì infatti è iniziato un calvario di maldestri tentativi di salvare il salvabile, con soldi erogati in pronta cassa alla gestione liquidatoria direttamente dal successore (oggi alleato) di Rapetti (ma sempre a spese della collettività), finché i rubinetti non sono stati inevitabilmente chiusi dalla nostra Amministrazione. La verità è che Avim non avrebbe mai potuto chiudere in bonis, per il semplice fatto che i suoi asset sono stati sopravvalutati fin dall’inizio (Rapetti, ad esempio, sa quanto è stata prezzata l’area ex Merlo, che infatti è rimasta invenduta?), come ha confermato la Corte dei conti, che sta indagando sull’accaduto»
«Questa operazione – conclude l’ex vice sindaco – purtroppo è stata una iattura per tanti acquesi: chi volesse una conferma chieda a coloro che hanno avuto la sfortuna di essere condomini di Avim e che oggi si trovano con migliaia di euro di spese da pagare sul groppone. Ma lo è stata soprattutto per il Comune, che adesso si trova invischiato in un fallimento e che a breve potrebbe essere costretto a pagare un prezzo molto alto. Altro che conti in ordine! Rapetti ci ha lasciati in braghe di tela, anzi forse si è mangiato anche quelle».