Teatro Marenco, stagione inaugurale al ritmo di prosa, danza e circo
Sette spettacoli per il primo cartellone del ritrovato teatro di Novi Ligure intitolato al compositore Romualdo Marenco
Primo appuntamento con l'opera al teatro di Novi Ligure. Per l'occasione è stata scelta una farsa scritta da Rossini a soli 18 anni
NOVI LIGURE — Al teatro Marenco di Novi Ligure arriva l’opera, con la farsa in atto unico “La cambiale di matrimonio”, di Gioacchino Rossini su libretto di Gaetano Rossi. Un lavoro che nasce dalla coproduzione tra Fondazione Marenco e Fondazione Coccia di Novara e che sarà portato in scena venerdì 6 maggio alle 20.45.
“La cambiale di matrimonio” è un’opera ricca di invenzioni musicali e teatrali, dove non mancano ironia e comicità. Ne deriva un distillato assai prezioso di quella che sarà in seguito l’esplosione incontenibile del Rossini “maggiore”. Uno spumeggiante gioco di intrecci vocali e di orchestra saranno irresistibili per dar corpo alle seduzioni, alla comicità rossiniana con l’intento di divertire divertendosi.
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La compagnia di canto (sei voci liriche) appartiene al RossiniLab diretto da Giovanni Botta. La parte musicale sarà invece affidata all’Orchestra Classica di Alessandria diretta per l’occasione da Nicola Pascoli, con al cembalo il maestro Yurui Weng; regia di Alfonso Cipolla, assistente alla regia Matteo Ferrari, costumi di Silvia Lumes.
Spiega il regista Alfonso Cipolla: «“La cambiale di matrimonio”, prima opera di un Rossini diciottenne, normalmente viene etichettata come farsa: forse in relazione all’imberbe età del suo compositore, forse per il semplice fatto che è tutta conchiusa in un unico atto. Ma che atto! I temi satirici vengono calati in una macchina scenica serratissima che nella sfrenata creatività di Rossini diventano un intreccio di voci e di orchestra irresistibile».
«Portarla in scena è respirare teatro e musica, musica e teatro a pieni polmoni. E allora si è scelto di abbandonarsi a Rossini, di farsi prendere per mano da lui e di lasciarci trascinare nel suo gioco spumeggiante. Via ogni orpello, via ogni ambientazione, via ogni elemento scenico per lasciare liberi gli interpreti di dar corpo e soprattutto voce alle seduzioni, alla comicità rossiniana», conclude Cipolla.