Cortiglione: una scoperta a pochi passi
Mi sono recato in escursione a Cortiglione. Siamo sulla riva del Tanaro in un luogo a me già conosciuto. Vicino a Cortiglione, Masio con la sua Torre museale e il sentiero che attraversa questa valle. La conformazione è simile a quella di Masio, d’altronde il sito dista a pochi chilometri uno dall’altro. Sappiamo che in quest’area anticamente c’era un oceano denominato Ligure Piemontese e che gli spostamenti geologici di 5 milioni di anni fa hanno fatto si che queste terre emergessero dal fondale marino dell’epoca e dessero origine alle colline e agli Appennini.
Già questo dovrebbe bastare, ma è solo la prefazione. Dopo aver percorso il nostro sentiero, arriviamo al Geosito. Qui ci accolgono volontari illuminati che ci spiegano che il geosito della cava Crociera nasce con i lavori di scavo del 2004 per l’estrazione delle sabbie destinate alla costruzione dell’autostrada Asti-Cuneo. I lavori di estrazione sono stati ultimati in varie fasi nel 2009 ed ha portato alla luce una quantità immensa di reperti fossili delle varie epoche preistoriche. Il volontario che ci ha accolto ci ha detto che da ragazzo visitava i tunnel di estrazione dove passavano i camion a caricare la sabbia ed erano muraglie di fossili dell’era preistorica. Quindi l’autostrada Asti-Cuneo è stata realizzata con sabbia mista a fossili dell’era preistorica (pensate voi) da altre parti preservano queste ricchezze, noi le usiamo per realizzare strade.
Per fortuna che la “Soprintendenza per i Bei Archeologici del Piemonte ha richiesto il controllo paleontologico per il recupero dei reperti significativi durante le fasi estrattive. Nelle fasi finali dell’attività di cava, il personal scientifico ha riscontrato l’opportunità di salvaguardare, una sezione di uno strato fossilifero ricchissimo, con il consenso della proprietà che ne ha concesso l’uso gratuito.” (alcuni cenni riportati sui pannelli all’interno del geosito). Non vi dico che stratificazione viene posta alla luce. Fossili di 5 milioni se non più vecchi fanno bella mostra nelle sabbie marnose che li accolgono. Ci sono altri due pannelli che narrano dell’affioramento e degli squali astigiani.
“Lo strato fossilifero ben visibile sull’affioramento nella parte inferiore è denominato livello a Glycymeris insubrica. Questa associazione a molluschi comprende molte specie di bivalvi legati a fondi sabbiosi con massima abbondanza di Glycymeris insubrica. I fossili sono per la maggior parte autoctoni (vissuti e fossilizzati sul posto) e rappresentano una paleo comunità sviluppata su fondali sabbioso-fangosi di limitata profondità (intorno ai 20-25 mt)” .
Dopo questa spiegazione dettagliata ed inframezzata da disegni che vi illustrano la conformazione del fondo che potete vedere con i vostri occhi, a fianco mi attira il pannello degli Squali. “I denti fossili di squalo trovati in questo sito risalgono alla parte alta del pliocene inferiore (circa 3,5 milioni di anni fa). Setacciando il fine detrito sabbioso di colore grigio sono stati rinvenuti, oltre alle vertebre di piccoli pesci e conchiglie di molluschi, minuscoli dentini di dimensioni millimetriche appartenenti a piccoli squali lunghi al massimo un metro. Si suppone che questi piccoli squali abbuiamo banchettato con pesci di diverse dimensioni in una zona non troppo lontana dalla linea costiera.” La spiegazione si dilunga. Ovviamente vi invito a fare una visita sul posto per rendervi conto delle bellezze che ci sono a pochi chilometri da casa. Ma la scoperta non è finita.
Di fronte al geosito, lo zafferano dalle sabbie del mare. Una azienda agricola ha deciso di coltivare lo zafferano in questo terreno sabbioso. Il ragazzo che ci illustra le proprietà chimico farmaceutiche di questa pregiata e preziosa spezia, ci dice che lo zafferano era già coltivato in quella zona nel 1400 e la sua importanza era assoluta. Come l’oro, veniva usata come moneta di scambio. Le proprietà terapeutiche di questa spezia sono testimoniate su antichi testi romani, greci ed egizi che descrivono lo zafferano come antipiretico e antidepressivo (veniva chiamata la spezia della felicità), grazie alle sue formidabili azioni anti radicali liberi, che vanno a contrastare la neuro degenerazione.
Quindi non solo a Cortiglione rimiriamo un bel paesaggio, non solo facciamo cultura con i ritrovamenti fossili, ma possiamo anche alleviare la depressione, il sistema linfatico ed immunitario. Il vaso di Pandora si è aperto e dentro accoglie bellezze vicino casa. Non so quanti di voi conoscono queste realtà. La mia intenzione è quella di portare alla vostra attenzione queste piccole bellezze nascoste che io stesso non conoscevo. Condividerle con voi che mi leggete, darà un senso a tutte queste cose che sto facendo con passione, per farvi conoscere un territorio che merita di essere conosciuto.