Anche nell’Alessandrino l’operazione dei Forestali a tutela dei volatili
Un'azione su vasta scala, in tutt'Italia
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – I Carabinieri Forestali hanno concluso anche in provincia di Alessandria l’operazione ‘L’Anello Mancante’, coordinata dal Reparto Operativo – Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali (Soarda) del Raggruppamento Carabinieri Cites e condotta congiuntamente ai Nuclei Carabinieri Cites di tutta Italia, compreso il Nucleo di Alessandria, che ha svolto la sua attività di controllo nella propria area di competenza, nelle province di Alessandria, Asti, Biella e Cuneo.
Nell’ambito della campagna sono stati effettuati a livello nazionale oltre 500 controlli, deferite all’Autorità Giudiziaria 104 persone e rinvenuti e posti sotto sequestro circa 2500 uccelli vivi, elevando inoltre 44 sanzioni amministrative per un importo di circa 32mila euro.
I controlli sono stati volti ad accertare la legale detenzione di avifauna. La fauna selvatica è qualificata dall’ordinamento giuridico quale ‘patrimonio indisponibile dello Stato’, pertanto, la legale detenzione di ciascun esemplare di uccello allevato richiede che per essere detenuto debba essere provvisto di un anello inamovibile in metallo, che non abbia subito alcun tipo di manomissioni, infilato agevolmente con una manovra assolutamente indolore al tarso dell’animale e senza recare danno quando questo è ancora nidiaceo, in modo che con la crescita dell’animale, e quindi della zampa, l’anello risulti non più sfilabile e unitamente alla documentazione prevista dalla normativa vigente ne attestano la legittima detenzione.
L’anello ha infatti valenza di ‘Sigillo di Stato’, pertanto la contraffazione o l’uso abusivo si configurano come reati. I controlli finalizzati all’accertamento della regolarità dell’anello sono stati svolti congiuntamente a ornitologi accreditati inanellatori dall’Istituto Superiore per la Protezione e al Ricerca Ambientale (Ispra) e veterinari resi disponibili anche dalle associazioni ambientaliste.
I controlli hanno interessato prevalentemente allevatori di avifauna, anche particolarmente protetta, che alimentano il mercato degli uccelli da richiamo e quello ludico-ricreativo, anche riguardo a esemplari provenienti da altri paesi europei.
«Il numero di uccelli rinvenuti – spiegano i Carabinieri Forestali – evidenzia un business illecito di particolare rilievo, considerato che il valore di mercato di un esemplare ‘da richiamo’ può raggiungere anche i 500 euro».
Durante i controlli, emerge spesso una pratica che, tramite la cattura illegale di uccelli in natura e l’illecita apposizione agli stessi di anelli identificativi contraffatti o inidonei, prevede la successiva commercializzazione degli stessi come esemplari da richiamo per l’attività venatoria o a scopo amatoriale a ignari acquirenti convinti di acquistare legittimamente uccelli di allevamento.
Sempre più diffuso è il mercato illegale sia di avifauna da richiamo vivo che di esemplari di uccelli appartenenti a specie protette e particolarmente protette, come i fringillidi (cardellini, lucherini, frosoni e verdoni) che rimangono sistematicamente vittime di metodi di cattura illegali, quali reti, trappole, richiami acustici e colle, riuscendo a generare giri di affari nell’ordine di centinaia di migliaia di euro l’anno. Nel tentativo di ‘ripulire’ gli animali destinati alla vendita, fraudolentemente, soggetti senza scrupoli appongono al tarso degli uccelli anelli necessariamente contraffatti per potere riuscire a infilarli in quanto gli esemplari catturati hanno già superato i primi 10 giorni di vita, periodo in cui è consentita l’apposizione dell’anello.
In tali casi, i reati più ipotizzabili sono la frode in commercio, la contraffazione e l’uso abusivo di sigilli, la ricettazione e il maltrattamento animali (alcuni esemplari presentavano infatti lesioni traumatiche agli arti dovute alla manipolazione finalizzata all’inanellamento).