Deposito nucleare? «Progetto da rispedire al mittente»
Politica e cittadini contrari all'ipotesi di realizzare in provincia il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi
Sogin l'ha trasmessa al ministero, che la pubblicherà solo dopo il parere positivo dell'Ispettorato per la sicurezza nucleare
ROMA — È pronta la mappa delle località italiane idonee a ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Il documento è stato trasmesso ieri al ministero della Transizione ecologica da Sogin, la società di Stato incaricata di gestire gli impianti nucleari. La carta nazionale delle aree idonee – in sigla Cnai – è però ancora segreta: a renderla pubblica dovrà essere il Mite, una volta acquisiti i pareri dell’Isin, l’Ispettorato per la sicurezza nucleare, e del ministero delle Infrastrutture.
La mappa è stata elaborata da Sogin sulla base della consultazione pubblica seguita alla diffusione della Cnapi, altra sigla che sta per carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. Tra di esse, anche diverse zone della nostra provincia, a cui Sogin ha dato i “voti” più alti.
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Politica e cittadini contrari all'ipotesi di realizzare in provincia il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi
Una promozione ben poco invidiabile, tanto che i diversi Comuni coinvolti – Novi Ligure, Bosco Marengo, Quargnento, Castelletto Monferrato, Fubine, Alessandria, Oviglio, Frugarolo, Castelnuovo Bormida e Sezzadio – hanno subito contestato i parametri scelti da Sogin a suon di contro perizie riguardanti, in particolare, la presenza di importanti falde acquifere e di altri impianti industriali a rischio di incidenti rilevanti.
«La pubblicazione della Cnai – spiegano da Sogin – avvierà la fase di concertazione finalizzata a raccogliere le manifestazioni di interesse, non vincolanti, a proseguire il percorso partecipato da parte delle Regioni e degli enti locali nei cui territori ricadono le aree idonee, con l’obiettivo di arrivare a una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il Deposito nazionale».
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La speranza, cioè, è che qualche territorio si candidi a ospitare l’impianto nel quale saranno stoccati 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa intensità e – temporaneamente – i 17 mila a media e alta intensità, in attesa che si costruisca il deposito unico europeo. La struttura occuperà circa 150 ettari e sarà composta da “celle” in calcestruzzo armato che a loro volta conterranno moduli in cemento, dentro i quali saranno collocati i contenitori di metallo con i rifiuti.
Visto quanto emerso nella fase di consultazione, durata circa un anno, è però difficile che qualche Comune o qualche Regione diano il loro assenso alla costruzione, nonostante gli ingenti contributi pubblici previsti. Con ogni probabilità dovrà dunque essere il governo a sbrogliare la matassa. Le premesse non sono delle migliori: la Cnapi, consegnata da Sogin nel 2016, è stata pubblicata solo nel 2021, dopo ben cinque anni di attesa.
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