Ariel Filloy, l’ultimo degli argentini
La guardia, premiata in Coppa Italia, compie 35 anni e prosegue la tradizione dei giocatori albicelesti del Derthona
TORTONA – Ariel Filloy, “Arielito” nel mondo Derthona Basket. Introverso e disponibile. Leader silenzioso. La guardia (più guardia che playmaker con Ramondino) ha vinto il premio come miglior Sesto uomo della Coppa Italia. Ha appena compiuto 35 anni (11 marzo scorso) e prosegue la tradizione dei giocatori argentini che hanno fatto le fortune dei Leoni.
In principio fu Gaston
In principio fu il lungo Gaston Campana a metà degli Anni 2000. Un califfo dell’area, costretto a giocare in C2 dalla normativa dell’epoca. All’epoca, infatti, era necessario partecipare a due anni di campionati giovanili per acquisire la “formazione” italiana, nel frattempo si poteva giocare, da stranieri, in A o in C2.
Il secondo argentino della storia del Derthona fu Pablo Bertone, arrivato in corsa in A2 nel 2019 chiamato da Ramondino (subentrato a Lorenzo Pansa) nel corso di quella rivoluzione tecnica che non raddrizzò la sfortunata stagione (2018-2019). Bertone (che oggi gioca la Valur in Islanda), comunque, trovò il modo di farsi apprezzare per il suo cuore e chiuse la stagione con oltre 15 punti di media.
Decisamente miglior fortuna per Agustin Fabi (foto sotto con la bandiera albiceleste), uno dei protagonisti della promozione del Derthona in Serie A nella passata stagione. Un playmaker “occulto” che ha rappresentato un punto di forza della squadra bianconera. Adesso gioca in A2 – categoria di cui è veterano – a Ferrara. E infine Ariel Filloy, il più forte e il più noto argentino che ha vestito la canotta dei Leoni (nella foto sopra con il mito Luis Scola).
Il rito del mate
Ariel da Cordoba, Argentina. Ariel che viene da una famiglia di cestisti (foto sotto con genitori e fratelli) che si sono affermati in Italia. Un clan, quello dei Filloy, guidato da papà German e dai fratelli di Ariel, Juan, Pablo e Demian. Argentini che si sono fatti strada in Italia, lontano dalla Patria e con il mito della “Generaciòn Dorada”. Ariel si è costruito un’ottima carriera nel nostro Paese, partendo dalle giovanili di Rimini, arrivando a vestire le canotte di Milano, Cremona, Venezia, Avellino, Pesaro e per quasi 50 volte quella Azzurra, anche al Mondiale in Cina. Coach Ramondino lo utilizza come sesto uomo affidandogli spesso i tiri pesanti (sta tirando da tre col 40% in stagione). Una guida silenziosa per i compagni che con l’esempio, più che con le parole, fa da riferimento per gli altri. Un ragazzo che si illumina se gli chiedi del rito argentino del mate. “Molti compagni, incuriositi, mi ha chiesto. Speriamo presto di poter ritrovare questa condivisione che col Covid si è persa. Io lo faccio a casa, la mattina, in giro è impossibile per via della mascherina. Ma ricordo le colazioni da mia nonna in Argentina dove con la scusa del mate si stava insieme delle ore”.
A Pesaro Filloy ha vinto il premio come “Miglior sesto uomo”, ma ha perso la seconda finale di Coppa Italia consecutiva. Una delusione per uno abituato a mettere la squadra davanti alle proprie ambizioni. Ma è sicuro anche che ci riproverà.