«Pernigotti, subito un cambio di rotta o la fabbrica è morta»
Presidio davanti all'azienda dolciaria di Novi Ligure: «Situazione peggiore che nel 2018, allora lo stabilimento produceva, ora è fermo»
I dipendenti vogliono chiarezza sul futuro dell'azienda. C'è attesa per il vertice al Mise che però rischia di arrivare troppo tardi
NOVI LIGURE — I lavoratori della Pernigotti tornano in assemblea permanente, come era stato nel novembre nero del 2018, quando la proprietà turca aveva annunciato la chiusura della storica azienda dolciaria di Novi Ligure.
A partire dal primo turno di domani, hanno annunciato le rsu della fabbrica congiuntamente ai sindacati di categoria Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, l’assemblea dei dipendenti diventerà permanente. La tensione è alta e i lavoratori pretendono dalla proprietà turca e anche dalle istituzioni risposte concrete sul futuro dell’azienda. «Risposte che ad oggi, nonostante tante rassicurazioni, ancora non sono arrivate – dicono i sindacati – Intendiamo pertanto con questa azione interrompere questa lenta e silenziosa agonia nella quale versano le persone da troppo tempo e ci aspettiamo di conoscere lo scenario futuro, qualsiasi esso sia».
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A fine mese è previsto un vertice al Mise, il ministero dello Sviluppo economico; vertice che i sindacati hanno chiesto in tutti i modi di anticipare, perché il tempo è ormai agli sgoccioli: il 30 giugno scadranno gli ammortizzatori sociali e a quel punto l’unica prospettiva sarebbe la messa in liquidazione. Che, spiegano, farebbe il gioco dei Toksoz visto che a quel punto potrebbero portare all’estero marchio e produzione, esattamente come volevano fare nel 2018.
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