«Il chirurgo plastico? È un po’ artista e un po’ psicologo…»
Compie 22 anni la struttura complessa di chirurgia plastica ad Alessandria, una delle poche in Italia. Renzo Panizza, fondatore e primario, si racconta
La pandemia gli ha letteralmente rovinato la festa. Quella dei vent’anni dalla nascita della Struttura autonoma di chirurgia plastica e ricostruttiva all’Ospedale di Alessandria. Era il gennaio 2000: «Il coronamento del mio sogno», commenta, ripromettendosi di organizzare un evento, prima di ritirarsi a vita privata.
Dottor Panizza, il reparto che ha fortemente voluto è uno dei pochi in Piemonte…
La chirurgia plastica è presente a Torino, in tre strutture, poi ad Alessandria e Novara. Ma anche in Italia siamo in pochi. Le strutture complessive in tutto il Paese sono solo 34: ecco perché da noi arrivano pazienti un po’ da tutte le regioni. Ci siamo recentemente contati: sono infatti tra i fondatori del Collegio nazionale primari di chirurgia plastica ospedalieri, un organismo che serve per scambiarci soluzioni sui problemi, soprattutto burocratici e per offrire il miglior servizio ai pazienti.
Come è iniziata la sua carriera?
Sono sempre stata una persona creativa, un po’ ribelle, fantasiosa. A Pavia intrapresi la carriera chirurgica e poi quella ‘plastica’. Dicevano che ero portato. Ho lavorato molto fuori Alessandria, per poi arrivare a costruire quello che c’è ora. Siamo cinque specialisti e due dermatologi. Collaboriamo bene e impariamo a vicenda, anche dai giovani che hanno più intuizioni geniali. Nella chirurgia plastica ogni intervento è diverso e ci vuole – oltre all’esperienza – pure un po’ di creatività per risolvere i problemi. Molti però confondono la chirurgia ricostruttiva con quella puramente estetica. Facciamo soprattutto molto altro.
Ci spieghi…
Dirigo anche le Strutture semplici di dermatologia e chirurgia dei tumori cutanei. Collaboriamo con moltissimi reparti per ripristinare le condizioni originarie dopo un trauma o un intervento. Con il centro ‘Borsalino’ per le ulcere da pressione dei paraplegici. O con l’Infantile per malformazioni al labbro o per interventi di velofaringoplastica. Sa che possiamo colmare il gap utilizzando il grasso del paziente?
Come nelle liposuzioni?
Anche nelle ‘lipo’ si può utilizzare il grasso rimosso per rimodellare il corpo. A volte può servire per riempire il seno, al posto delle protesi artificiali.
Arriviamo alla chirurgia estetica, per la quale a breve ricorreranno i 60 anni delle prime protesi al seno (negli Usa): ha mai detto no a qualche paziente?
Certo! L’intervento dev’essere armonioso con il corpo. Se mi si chiede qualcosa di esagerato o che ‘stona’, non opero. Così se una paziente mi chiede di aumentare il seno per compiacere un marito e non per se stessa. Se la donna non ha un fisico da ‘sesta’, non la opero. Prima devo conoscere chi mi sta di fronte, essere un po’ psicologo. Con le donne è più difficile conoscere ciò che vogliono veramente.
Gli interventi estetici più richiesti?
Di routine quelli al seno (aumento) o i grossi addomi da eliminare. Stanno prendendo piede i lifting. Le tecniche sono molto migliorate e spesso tanti interventi si possono fare in anestesia locale. Gli uomini chiedono di far sparire le orecchie a sventola.
Di ‘casi’ curiosi ne avrà visti moltissimi…
Ho curato morsi di cani (mancava proprio un pezzo di naso), di cavallo e anche di… umani. Negli anni ’90 una psicologa era stata accoltellata da un suo paziente e una modella era rimasta sfigurata dopo un incidente d’auto. Il fidanzato aveva cercato nella vettura il pezzo ‘mancante’. E una 80enne mi chiese la riduzione del seno.
Persone famose passate sotto i suoi ferri?
Andrea Brambilla, cioè il comico Zuzzurro. Lo operai quindici volte e siamo diventati amici. Molti pensano che basti un intervento, ma non sempre si può far tutto subito. Gli altri vip non glieli dico (ride).
Come sono i pazienti alessandrini?
C’è chi vuole mantenere il segreto e chi mostra orgogliosa il risultato. Per non sbagliare, per strada, non saluto mai per primo… Quando mi dicono che neppure il marito se n’è accorto, allora vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro. Non si deve vedere il passaggio del chirurgo.