Marco Ramondino c’è riuscito. Di nuovo
Disciplina e condivisione per stupire. La Bertram ha identità e solidità. E lui scherza: "Spero di essere famoso per il basket"
TORTONA – Marco Ramondino c’è riuscito, di nuovo. Il tecnico della Bertram, sotto i riflettori dopo la grande Final Eight di Coppa Italia giocata dalla sua squadra, è rappresentante della nuova generazione di allenatori che si stanno affacciando alla ribalta del basket italiano. Tra i dubbi e lo scetticismo iniziale è riuscito a dare un’identità forte e una solidità alla sua squadra.
Tortona è diventata squadra
Non era scontato. Non era facile. Che la Bertram trovasse un’identità precisa. Adesso tutti parlano della rivelazione Tortona di Coppa che spegne Trieste, mette sotto la Virtus Bologna e lotta alla pari con Milano. Ma il consolidamento di questa squadra si è concretizzato negli ultimi due mesi, dalla sconfitta al supplementare di Trento. 5 vinte e 4 perse da allora. Soprattutto mostrando un modo di stare in campo che dimostra che il credo ramondiniano “disciplina e condivisione” è finalmente entrato, dopo una prima parte di alti e bassi, nella testa e nello spirito dei suoi giocatori. Un credo che i giocatori adesso “hanno accolto” e fatto proprio. Diventando squadra. Ramondino c’era riuscito a Veroli, alla prima esperienza da capo allenatore, nel quadriennio di Casale Monferrato (finale promozione con Trieste) e anche nelle ultime due stagioni a Tortona (promozione in A1). Non era scontato, visto il nuovo campionato da affrontare e il materiale umano di altro livello. Il tecnico, esordiente in A1, sta allenando la squadra più esperta e più forte della sua carriera con tanti giocatori (Filloy, Cain, Wright…) che hanno molta più esperienza di lui in Serie A. Non era scontato perché il tecnico, nonostante l’atteggiamento bonario, è tutt’altro che morbido. Ed ha un modo di vedere il basket che non è digeribile per tutti i giocatori. Lo ha fatto adattando le sue idee al nuovo campionato e ai nuovi giocatori (l’uso abbondante del tiro da tre ne è la dimostrazione).
Dopo la Final Eight molti commenti si sono concentrati sul modo colorito che il tecnico ha di stare in panchina. Alla domanda se questo lo infastidisce il tecnico risponde sornione: “Spero un giorno di essere famoso per la pallacanestro”. Ma fermarsi alla forma – seppure importante – rischia di non far apprezzare il grande lavoro tecnico. E questo sarebbe un torto a questo gioco.
Endorsement di Messina
Marco Ramondino fa parte della degli allenatori trentenni all’assalto della Serie A. Il tecnico avellinese è uno dei tre coach under 40 della Serie A. Paolo Galbiati (Cremona) il più giovane con 37 anni, Alessandro Magro (Brescia) 39 il secondo, Marco Ramondino (39 anni) di qualche mese più vecchio, il terzo. I quarantenni sono tre, il decano Piero Bucchi (63 anni). Dopo la Coppa Italia è stato proprio il vincitore della manifestazione Ettore Messina (62 anni), sicuramente con Scariolo il più autorevole allenatore italiano, a pronunciare un significativo endorsement. “Brescia e Tortona sono guidate da due giovani allenatori come Magro e Ramondino – ha detto Messina – che stanno facendo un ottimo lavoro. E questo è una cosa importante per la nostra categoria”. Un’investitura importante che inorgoglisce. Così Marco Ramondino, allievo di Andrea Capobianco, sogna di stupire tutti nel finale di stagione con la sua Bertram, ripetendo la scossa che il suo mentore portò alla pallacanestro italiana con la sua Teramo nella stagione 2008-2009. Ramondino era assistente di quella squadra.