Il Santo di oggi, 17 febbraio, è San Flaviano
Oggi, 17 febbrai, la Chiesa celebra anche Beato Luca Belludi
Il Santo di oggi, 17 febbraio, è San Flaviano ma è viene anche celebrato Beato Luca Belludi.
La vita di San Flaviano
Patriarca di Costantinopoli e martire – Ordinato vescovo a Costantinopoli, ne diventa patriarca nel 446. Condanna la dottrina del monofisismo (che attribuisce a Gesù una sola natura). Viene destituito dal suo incarico, malmenato e inviato in Lidia in esilio, dove troverà la morte. L’anno dopo, la sorella fa riportare il corpo di Flaviano a Costantinopoli che viene seppellito nella chiesa dei Santi Apostoli. Secondo la tradizione le sue reliquie vengono imbarcate alla volta di Ravenna ma la nave attracca a Giulianova a causa di una tempesta. I suoi resti mortali riposano nel duomo di Giulianova, di cui è patrono.
Morto a Lidia (Turchia), 17 febbraio 449 – Sconosciuti data e luogo di nascita
Il santo di oggi: il calendario giorno per giorno
La vita di Beato Luca Belludi
Sacerdote e frate minore – Nato a Padova nei primi anni del 1200, entrò tra i Francescani a 25 anni e secondo la tradizione fu lo stesso san Francesco a vestirlo con il saio. Studiò forse all’università di Padova e nel 1227 fu ordinato sacerdote, incontrando poi sant’Antonio, di cui fu amico e fedele discepolo, tanto da essere chiamato “Luca di Sant’Antonio”. Aiutò il maestro nella stesura dei “Sermones”. Più tardi si espose in prima linea, con la preghiera e con l’aiuto dell’intercessione di sant’Antonio, per liberare Padova dalla tirannia di Ezzelino III da Romano; liberazione che avvenne nel 1256. Il “figlio” spirituale di sant’Antonio morì nel 1286: il titolo di beato gli venne confermato nel 1927.
Padova, 1200 – 1286
San Costabile
Nacque a Tresino in Lucania dalla nobile famiglia Gentilcore. All’età di sette anni fu affidato all’abate di Cava (Salerno) San Leone I, divenendo poi monaco nella stessa abbazia. Dimostrò lodevole perseveranza nella Regola benedettina nella sua vita monastica, tanto da essere considerato un esempio per i suoi confratelli e incaricato dall’abate per importanti trattative per l’abbazia.
Il 10 gennaio 1118 il beato abate Pietro Pappacarbone lo nominò suo aiutante nel governo dell’abbazia che era notevolmente cresciuta, succedendogli come abate il 4 marzo 1122. La sua opera fu esercitata con gentilezza, comprensione di ciascuno dei monaci e dei loro problemi individuali, senza abusare della loro autorità. Costruì la città di Castellabate dove fu il suo principale mecenate.
Morì all’età di 53 anni e fu sepolto nella parte della chiesa adiacente alla grotta “Arsicia” usata da Sant’Alferio. Dopo la sua morte apparve più volte agli abati successori, venendo da loro per aiutarli negli imprevisti, si parla dei suoi prodigiosi interventi per la salvezza delle barche che appartenevano all’abbazia, al punto che durante il medioevo fu nominato protettore dei marinai dell’abbazia. Il suo culto fu confermato da Leone XIII il 21 dicembre 1893.