Ritrovata piastrina in Ucraina: è di un soldato di Pozzolo
Appello per ritrovare i famigliari del militare che nella Seconda Guerra Mondiale faceva parte del corpo di spedizione italiano in Russia
POZZOLO FORMIGARO — Ottant’anni fa in Russia si consumava la tragedia del corpo di spedizione italiano, mandato da Mussolini a combattere a fianco dei nazisti contro l’Unione Sovietica. Le truppe del Regio Esercito subirono perdite gravissime e ancora oggi i resti di migliaia di soldati giacciono nello sterminato territorio dell’Ucraina. Ed è proprio lì, a Lugansk, che è stata ritrovata la piastrina di riconoscimento di Pietro Porta, un soldato italiano originario di Pozzolo Formigaro. La piastrina, una volta ripulita, si è rivelata colma di informazioni: oltre al nome e alla provenienza, infatti, riporta anche il nome del padre del soldato (Roberto) e della madre (Maria Ponta).
Chi l’ha ritrovata, nonostante le difficoltà del momento (Lugansk è proprio al confine tra Ucraina e Russia), si è rivolto a un gruppo di esperti italiani nel tentativo di ritrovare i parenti del soldato e poter così donare loro la piastrina identificativa.
Spiega Renza Martini: «Amministro diversi gruppi Facebook sulla campagna di Russia e mi capita spesso di ricevere richieste d’aiuto da parte di persone che cercano notizie dei loro cari, morti o dispersi durante la Seconda Guerra Mondiale. Ho diversi amici russi e proprio uno di questi mi ha scritto segnalandomi il ritrovamento della piastrina di Pietro Porta».
Il soldato di Pozzolo, afferma Renza Martini, dovrebbe aver fatto ritorno a casa alla fine del conflitto, perché non risulta nell’elenco dei caduti o dispersi curato dal ministero della Difesa, né tra i nomi citati sul monumento che si trova a Pozzolo Formigaro. Ha quindi lanciato un appello su diversi gruppi Facebook della zona, per rintracciare i parenti dell’uomo, visto che ormai le possibilità che sia ancora in vita sono molto basse.
«Per me questo è diventato quasi un “lavoro”, perché ci dedico molte ore ogni giorno – racconta – Sia chiaro però che è solo un’attività di volontariato e di ricerca storica: sono assolutamente contraria al cosiddetto “commercio delle piastrine” da parte di tombaroli e collezionisti. Tutti gli oggetti che ritroviamo vengono donati alle famiglie d’appartenenza».
Renza Martini collabora con Unirr, l’Unione italiana dei reduci di Russia, e ha collaborato con Onorcaduti, il Commissariato per le onoranze ai caduti del ministero della Difesa. Inoltre fa parte dell’Irt, l’Italian Recovery Team, quello che ha compiuto gli scavi nelle fosse di Kirov, recuperando i resti di 574 militari.