Il Santo di oggi, 16 febbraio, è Santa Giuliana di Nicomedia
Oggi, 16 febbraio, la Chiesa celebra anche Beato Giuseppe Allamano
Il Santo di oggi, 16 febbraio, è Santa Giuliana di Nicomedia ma vengono anche celebrati Beato Giuseppe Allamano e Santi Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele e compagni.
La vita di Santa Giuliana di Nicomedia
Vergine e martire – Di famiglia pagana e unica in famiglia ad abbracciare la fede in Dio. A 9 anni viene promessa in sposa al prefetto della città, un pagano di nome Eulogio. Al compimento dei 18 anni, nel giorno delle nozze, Giuliana dice che sposerà Eulogio solo se esso si convertirà al cristianesimo. Durante le persecuzioni dell’imperatore Massimiano, il padre e il promesso sposo, fanno imprigionare Giuliana nella speranza che quest’ultima abbandoni la fede verso il cristianesimo. Viene torturata, appesa per i capelli e sospesa sopra il fuoco e infine decapitata. Le sue reliquie sono conservate a Napoli dal 1207.
Nicomedia (Turchia), 285 ca. – Nicomedia, 305 ca.
Il santo di oggi: il calendario giorno per giorno
La vita di Beato Giuseppe Allamano
Vergine e martire – Ebbe san Giovanni Bosco come insegnante e san Giuseppe Cafasso per zio. Ordinato prete a Torino a 22 anni – era nato nel 1851 a Castelnuovo d’Asti – Giuseppe Allamano fu rettore del santuario più caro ai torinesi, la Consolata. Volle fondare un istituto dedicato all’annuncio «ad gentes». Nacquero così nel 1901 i Missionari della Consolata e nel 1909 le suore. Prima prova: il Kenya. Denunciò a Pio X l’insensibilità di fedeli e pastori sulla missione e chiese l’istituzione di una Giornata missionaria mondiale. Lo fece Pio XI nel 1927, un anno dopo la morte di Allamano. E’ beato dal 1990.
Castelnuovo d’Asti, 21 gennaio 1951 – Torino, 16 febbraio 1926.
Santi Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele e compagni
Martiri – Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele erano di nazionalità egiziana. Convertendosi al cristianesimo assunsero i nomi suddetti di origine bibblica.
Si recarono in Cilicia, regione della Turchia meridionale, al fini di visitare e portare conforto ad altri neofiti condannati ai lavori forzati nelle miniere. Con l’avvento al trono imperiale di Galerio Massimiano, si intensificarono le violente persecuzioni contro i cristiani già iniziate dal suo predecessore Diocleziano. Fu così che Elia e i suoi compagni, una volta sulla strada di ritorno, furono arrestati dalle guardie imperiali presso Cesarea di Palestina. A quel tempo in questa città soggiornava il celebre storico ecclesiastico Eusebio di Cesarea, che riportò la vicenda nella sua opera “Martiri della Palestina”. I cinque furono condotti al cospetto del governatore Firmiliano e, orribilmente torturati, fu chiesto loro il nome e la terra d’origine: Elia elencò i nomi di tutti e affermò che la loro patria era Gerusalemme, alludendo in tal modo alla loro meta, la Gerusalemme celeste. Infine vennero decapitati il 16 febbraio 310.