Il Giorno del Ricordo 'diviso' di Casale. Ecco come è andata
Da una parte l'evento istituzionale, dall'altro la contromanifestazione dell'Anpi
L'associazione contro le dichiarazioni del sindaco durante l'evento istituzionale
CASALE – A quasi una settimana di distanza non si è ancora placata la polemica intorno a quello che è stato un Giorno del Ricordo polarizzante a Casale. Lo scorso 10 febbraio, infatti, alla cerimonia istituzionale organizzata dal Comune (con il Comitato 10 Febbraio) nell’area pedonale intitolata a Norma Cossetto ha risposto la contro-manifestazione ideata dall’Anpi a cui hanno aderito tutte le realtà partitiche e civiche di sinistra alla targa di viale Giolitti.
Proprio durante il primo evento, il sindaco Federico Riboldi aveva detto: «Una piccolissima minoranza oggi vuole negare questi eventi, dobbiamo fare in modo di non sentirci mai eredi di coloro che hanno creato questi eventi tragici». E quindi ora l’Anpi torna alla carica, rispondendo al primo cittadino.
Il Giorno del Ricordo 'diviso' di Casale. Ecco come è andata
Da una parte l'evento istituzionale, dall'altro la contromanifestazione dell'Anpi
«Egregio signor sindaco, ci preme rispondere alla sua accusa, rivolta alla nostra associazione, di voler essere divisivi ‘nel ricordo dei morti’ – spiegano – a seguito della nostra presa di posizione di disertare quest’anno la commemorazione istituzionale del Giorno del Ricordo qui a Casale, alla quale abbiamo sempre partecipato, organizzata dall’amministrazione che lei governa unitamente all’associazione Comitato Dieci Febbraio.
Abbiamo espresso lo scorso 7 febbraio le ragioni per le quali riteniamo che la scelta fatta da lei e dall’amministrazione sia stata determinata dalla volontà concreta di creare una profonda frattura non solo con l’Anpi, ma anche con tutte quelle forze politiche democratiche e quelle persone che condividono la nostra indignazione perché, come noi, pretendono che il primo cittadino e l’amministrazione, in occasione della celebrazione istituzionale del Giorno del Ricordo, lavorino per diffondere la conoscenza ‘della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale’».
Giorno del Ricordo a Casale: le due cerimonie
CASALE - Oggi è il Giorno del Ricordo. Per celebrarlo questa mattina a Casale ci sono state due manifestazioni. La…
Viene fatto quindi chiaro riferimento alla legge 92 del 30 marzo 2004: «Quest’ultima parte, anche quest’anno, non ha trovato una voce istituzionale celando colpevolmente, nuovamente e ripetutamente le violenze che i fascisti e i nazisti hanno scatenato in quelle terre e inferto alle popolazioni slave».
L’associazione riporta poi una riflessione del suo presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo, direttamente dal convegno ‘La Storia Insieme’ promosso da Anpi. e Zzb-Nob, il 5 febbraio scorso a Gorizia: «Le foibe furono un orrore e l’esodo un dramma collettivo, che si colloca come uno dei tanti traumatici spostamenti di popolazione nel quadro europeo della fine della guerra mondiale.
Gioanola sul Giorno del Ricordo: «Distorcere non va bene»
«La tragedia è proseguita come atto di vendetta verso gli italiani identificati negli oppressori fascisti»
Un’ondata di violenza che trovò espressione nell’arresto di molte migliaia di persone, parte delle quali venne in più riprese rilasciata – in larga maggioranza italiani, ma anche sloveni contrari al progetto politico comunista jugoslavo – in centinaia di esecuzioni sommarie immediate, le cui vittime vennero in genere gettate nelle foibe.
Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l’impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo Stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell’avvento del regime comunista, e dell’annessione della Venezia Giulia al nuovo stato jugoslavo.
Mi pare che si possa ragionevolmente dire che le foibe furono l’esito, uno dei tanti seppur particolarmente barbaro, di quel lungo processo di disumanizzazione delle coscienze che si era avviato con la gigantesca apologia della violenza della Prima guerra mondiale.
Va ricordato che alle vittime italiane delle foibe si aggiungono in numero probabilmente superiore le vittime dei campi di internamento jugoslavo, che ciò si iscrive nella più generale resa dei conti, che avviene in tante zone del nord d’Italia, e che infine questo fenomeno si iscrive nella più generale resa dei conti in tanti paesi europei».
Spiegano quindi dal comitato casalese: «Non si può invocare una ‘pacificazione nazionale’, come lei dice, semplicemente affidandosi al dolce suono delle parole quando poi, al contrario, si imbocca un’altra via che contraddice nei fatti la volontà di dare seguito alla speranza espressa. Ciò è esattamente quello che è accaduto nella nostra città anche quest’anno in merito alla celebrazione istituzionale del Giorno del Ricordo. Così facendo, l’auspicio da lei espresso prende la forma di vana retorica.
La nostra sezione ha da tempo programmato iniziative volte ad affrontare il tema della questione del confine orientale, donando alle scuole e alla biblioteca testi di validi storici e invitando lo storico Eric Gobetti e il giornalista Gad Lerner per discutere a Casale delle vicende che si svilupparono in quei territori e che sono state all’origine delle foibe, dell’esodo e della più complessa vicenda del confine orientale e per la cui realizzazione abbiamo già inoltrato da giorni domanda alla sua amministrazione per avere la disponibilità della sala del teatro Tartara».
In conclusione quindi un invito «rivolto a tutti, quindi anche a lei, così avrà l’occasione di sentire parlare ‘della più complessa vicenda del confine orientale’ e approfondire la conoscenza di quei tragici fatti, frutto ultimo della brutalità fascista che si è scatenata sulla popolazione slava, in particolare a partire dal 6 aprile del 1941 con l’invasione fascista della Jugoslavia. Nella speranza che l’anno prossimo il Giorno del Ricordo venga celebrato con serietà e senza strumentalizzazioni, che intendano nascondere la ferocia fascista che ha dato origine alle tragedie che si sono susseguite sul confine orientale».