Droni: cosa dice la Legge
Il 30 gennaio 2020 è entrata in vigore la nuova legge europea che disciplina l’utilizzo dei droni per uso professionale e ricreativo. Questa normativa è sotto il controllo dell’EASA (European Union Aviation Safety Agency), e ha introdotto notevoli cambiamenti sui doveri verso chi possiede un drone o semplicemente lo vuole utilizzare. Vediamo dunque i principali aspetti di questa norma, e cosa dice la legge per quanto riguarda l’utilizzo dei droni.
La classificazione dei droni
Se prima c’era la distinzione tra chi utilizzava il drone per uso ricreativo e chi per uso professionale, ora invece la legge classifica i droni solamente in base al fattore di rischio e alla classe del velivolo stesso. In primo luogo possiamo constatare che la maggioranza dei droni utilizzati a scopo ludico rientrano nella categoria Open che a sua volta identifica tre sottocategorie: A1, A2 e A3. Ognuna di queste sottocategorie predispone delle restrizioni per l’utilizzo del drone, ma non viene richiesta un’autorizzazione formale per far volare il proprio drone. Infatti per tutti quei velivoli a rischio basso è possibile farli volare anche in aree urbane, senza che questo superi una distanza di 150 metri come stabilito dalla normativa.
Per accedere alla categoria Open occorre avere determinati requisiti, che sono:
- il vincolo di mantenere una distanza di sicurezza dalle persone;
- una massa massima al decollo necessariamente inferiore ai 25 chili;
- quota massima di 120 metri dalla superficie;
- la possibilità di far volare il drone esclusivamente nella sua visibilità diretta;
- il divieto di trasportare merci dannose.
Il regolamento europeo entrato in vigore suddivide i droni nelle seguenti classi:
- C0:
- C1:
- C2:
- C3:
Per le categorie dalla C1 in giù vi è l’obbligo di dotazione di un transponder, così che possa trasmettere in fase di volo, identificando anche la posizione e l’identificazione del velivolo stesso. Inoltre è indispensabile che siano dotati di bollino che attesti la loro categoria accompagnati dalla marcatura CE.
Immatricolazione e Attestato di Competenza
I droni che possiedono un peso a terra inferiore ai 250 grammi, non occorre avere un attestato di competenza oppure procedere con l’immatricolazione del drone (mediante la piattaforma D-Flight per l’Italia). Se però il velivolo, anche se sta sotto i 250 grammi, possiede un microfono oppure una fotocamera in grado di rilevare dati personali, allora è obbligatoria la registrazione sul portale. In questo modo si riceverà un codice QR che andrà applicare al proprio drone.
Non rientrano in questa regola i droni che vengono classificati come giocattoli fino ai 14 anni di età. La norma stabilisce l’obbligatorietà della sottoscrizione di un’assicurazione per la responsabilità civile, a prescindere dalla classe del drone. Inoltre per i velivoli rientranti nelle classi dalla C1 in su, cioè per tutti quei droni con un peso uguale o superiore ai 250 grammi, è obbligatorio anche l’Attestato di Competenza acquisito mediante un corso online.
Categorie dei droni in base alle operazioni di volo A seconda delle operazioni di volo, la normativa vigente predispone tre categorie di droni: A1, A2 e A3. Vediamo di seguito il dettaglio di ciò che si può e non si può fare con il proprio velivolo a seconda della classificazione di appartenenza:
- Categoria A1: rientrano i droni C0 (
- Categoria A2: rientrano i droni C2 (
- Categoria A3: rientrano i droni C2, C3 e C4 (
In conclusione, abbiamo visto quanto sia minuziosa e dettagliata la normativa sull’utilizzo dei droni. Il rispetto di queste regole è indispensabile così da mantenere la sicurezza delle persone che ci circondano in fase di volo. Per chi non rispetta le suddette norme, sono previste delle sanzioni ingenti.