Pd: «Inceneritore di rifiuti a Novi? Cirio faccia chiarezza»
Il consigliere regionale Ravetti e il segretario dem Marilli contro la "fuga in avanti" della Lega
Per l'associazione ambientalista il nuovo impianto con il "porta a porta" è inutile e arriverebbe comunque fuori tempo massimo
NOVI LIGURE — Anche Legambiente si schiera contro l’ipotesi di costruire un inceneritore di rifiuti a Novi Ligure. Secondo l’associazione ecologista, «la pianificazione impiantistica è in capo alla Regione Piemonte e, in assenza di una posizione ufficiale della Regione, non si comprende come un Comune possa fare una fuga in avanti di questo genere».
In base agli ultimi dati ufficiali pubblicati a fine 2021, il Piemonte ancora non raggiunge gli obiettivi di raccolta differenziata (65 per cento) fissati per il 2012 ed è decisamente lontano dagli obiettivi di produzione che la Regione stessa si era prefissata per il 2020 (455 chili di rifiuti/anno pro capite, 159 chili/anno di rifiuto indifferenziato). La provincia di Alessandria, con il suo 61 per cento di raccolta differenziata e i suoi 209 chili/anno pro capite di rifiuti indifferenziati prodotti nemmeno si avvicina agli obiettivi di raccolta differenziata previsti per il 2012 dalla norma nazionale e successivamente dal piano regionale per il 2020.
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«Se il Piemonte raggiungesse gli obiettivi del suo Piano Regionale al 2025 ci troveremmo a gestire 520 mila tonnellate all’anno di rifiuti urbani, per i quali sarebbe ampiamente sufficiente il termovalorizzatore di Torino», spiegano da Legambiente.
«Nella situazione in cui ci troviamo – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte – sembra poco previdente pensare a un nuovo, ventilato, impianto di incenerimento da affiancare a quello del Gerbido e da posizionare nel territorio dell’alessandrino. Sarebbe il secondo totem all’inefficienza di un sistema di gestione che graverebbero per decenni sull’ambiente e sulla salute dei piemontesi. E, dati i dieci anni in media necessari per la costruzione di un impianto in Italia, arriverebbe ampiamente fuori tempo massimo».
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«Inoltre, in epoca di lotta ai cambiamenti climatici, l’impianto rappresenterebbe una fonte di Co2 aggiuntiva con un impatto estremamente significativo sul bilancio delle emissioni. L’inceneritore del Gerbido, ad esempio, è la prima fonte di emissioni di Co2 della città di Torino», ricorda Prino.
Legambiente chiede al contrario che si lavori su riduzione, riuso e raccolta differenziata. «Il Piano regionale di gestione dei rifiuti indica al 2025 come obiettivo il 70 per cento di raccolta differenziata e una produzione a 420 chili per abitante all’anno. E come sempre si tratta di obiettivi minimi. Volendo, si può andare ben oltre con la raccolta “porta a porta” e la tariffazione puntuale».
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