"Uno sguardo al passato": Bavazzano, Secondino e l’Ovada di una volta
Il libro curato dai rappresentanti dell'Accademia Urbense di Ovada
Pubblicato il volume sul catasto napoleonico frutto delle ricerche di Ivo Gaggero sul materiale "dimenticato" per anni
OVADA – «La grande sorpresa sta nel fatto che disegni di 220 anni fa sono praticamente perfetti per scala e sovrapponibili alle odierne mappe disponibili su Google». Ivo Gaggero parla del suo lavoro ora che è finalmente a disposizione “Ovada ai tempi della Repubblica ligure – Il catasto ovadese del 1978”. Due anni di ricerche iniziati quasi per caso da un disegno dell’area che oggi conosciamo come Geirino, la più riconoscibile al netto del diverso orientamento che all’epoca si dava alle mappe. La testimonianza di cos’eravamo fondamentale per capire che cosa siamo diventati e perché.
"Uno sguardo al passato": Bavazzano, Secondino e l’Ovada di una volta
Il libro curato dai rappresentanti dell'Accademia Urbense di Ovada
«Il catasto – prosegue Gaggero – è stato redatto tra il 1793 e il 1798 in un periodo di transizione precedente all’arrivo di Napoleone. Infatti il catasto non è mai stato poi utilizzato come forma per la tassazione. L’opera è composta da oltre 500 pagine e riproduce circa 170 immagini digitali. C’è una fotografia delle strade, delle aree urbane e rurali, di tutto quello che vi ruotava attorno». «Questo lavoro – commenta Paolo Bavazzano, storico e presidente dell’Accademia Urbense che ha pubblicato il volume – rappresenta un panorama di informazioni il cui valore va oltre quello del documento in sé. Questa è la premessa per un ventaglio di studi molto più ampio». Non è un caso che sia già in cantiere una versione più comune che racconti i personaggi, la vita quotidiana di quel periodo.
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Al volume odierno si è arrivati in passaggi successivi. Negli ultimi anni del XX Secolo, rinacque l’interesse per la documentazione per anni stipata all’Ufficio Tecnico di Palazzo Delfino. «Il lavoro di Gaggero – conferma Giancarlo Subbrero, storico e all’epoca assessore comunale e tra i primi a comprendere il valore di quei documenti – rappresenta la base per una serie di filoni di ricerca intriganti». Il recupero fu effettuato anche grazie al contributo economico messo da disposizione del Rotary Club.