L’ex sindaco Rapetti su Terme: “Occorre dialogare con i Pater”
"Sono imprenditori seri che in città hanno investito tanto"
ACQUI TERME – In città non si fa che parlare della chiusura del Grand Hotel Nuove Terme. Trenta lavoratori saranno licenziati e il simbolo della ricettività acquese non vedrà la prossima stagione. Tutti le voci politiche cittadine sono intervenute. Abbiamo chiesto un parere all’unica personalità che sulla questione Terme ancora non si è ancora espresso, l’ex sindaco Danilo Rapetti.
«Auspico che sulla vicenda del Grand Hotel ci sia un ripensamento della società – premette – Sono però convinto che occorra recuperare le ragioni del dialogo. Per come ho conosciuto i Pater, sono imprenditori seri che negli anni hanno investito in città più di 40 milioni di euro tra alberghi e ristrutturazioni. Mi sembra impensabile che abbiano acquisito una società solo per chiuderla».
“Le cause intentate dal Comune non hanno giovato”
Quindi c’è qualche problema di comunicazione? «Sicuramente – risponde – L’unica strada percorribile è il dialogo con la società e non ci sono ragioni per non addivenire ad un confronto; il fine è tornare, non solo alla riapertura del Grand Hotel, ma di tutti gli alberghi di Acqui. Come nei miei ricordi da sindaco. Certo che, se il socio di minoranza recede dalle quote e intenta una serie di cause con la proprietà, al di là della ragione o torto, non si crea un clima sereno. Io sono convinto che la sinergia si possa, anzi, si debba creare».
Come? «Ho sentito qualcuno parlare di espropri, voglio considerarle uscite mosse da emotività – risponde Rapetti – da un punto di vista politico-amministrativo non c’è altra soluzione che il confronto. Il bando regionale della Giunta Chiamparino (sbagliato) ha sancito la vendita, e questo è un dato di fatto, non si può cancellare. E’ inutile piangere sul latte versato. Quello che possiamo fare è costruire le ragioni del futuro. Io sono convinto che di fronte ad una chiamata positiva e propositiva (e non punitiva, coercitiva e persecutoria) magari coinvolgendo la Regione, la famiglia Pater risponderà come ha sempre fatto negli anni passati. Abbiamo a che fare con una proprietà ricca, con capacità di investimento. Il Comune, invece di chiedere al socio di maggioranza il pagamento della sua quota di recesso, perché non chiede di destinare quella somma agli investimenti?».