I vertici Buzzi indagati per violazioni ambientali
Diciotto i nomi nell'indagine della Procura di Trieste. La nota della multinazionale Casalese
CASALE – Ci sono 18 persone indagate per un’inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Trieste circa un presunto traffico di rifiuti tra il Friuli ed il Veneto.
L’indagine, condotta dal Noe di Udine, ci sono le aziende che orbitano intorno alla Bioman di Maniago. I filoni sarebbero due, il trattamento del compost e la raccolta dei rifiuti urbani. I fatti oggetto di indagine si sarebbero svolti dal 2017 al 2020.
Tra gli indagati ci sono anche due monferrini, Pietro e Michele Buzzi (Buzzi Unicem e Cementizillo).
Così commenta la multinazionale casalese in una nota: «Nell’ambito di una più ampia indagine riguardante una presunta gestione illecita dei rifiuti effettuata da soggetti esterni all’azienda, la Procura di Trieste ha notificato all’attuale e al precedente direttore dello stabilimento di Fanna ed agli amministratori delegati di Buzzi Unicem un avviso di conclusione delle indagini preliminari, relativo a presunte violazioni in materia ambientale, connesse al ricevimento presso lo Stabilimento di Fanna (PN) di Combustibile Solido Secondario. Nello specifico, viene ipotizzata una non conformità del materiale in relazione all’autorizzazione di cui dispone lo stabilimento. Nella ricostruzione effettuata dai Carabinieri del NOE di Udine, da confermare giudizialmente, l’irregolarità parrebbe attribuibile ad un parametro di accettazione del materiale – oggi non più richiesto dalla normativa nazionale – che non sarebbe risultato rispettato dalle analisi effettuate dal produttore di CSS, prima di essere conferito alla cementeria. Buzzi Unicem conferma il proprio impegno ad un rigoroso rispetto della normativa ambientale e, ferma la piena collaborazione con l’Autorità Giudiziaria nell’indagine in corso, procederà a tutte le verifiche ritenute opportune per assicurare tale rispetto, sia da parte delle proprie strutture aziendali, che dei terzi che operano con Buzzi Unicem. Si precisa che non vi è alcun coinvolgimento dello stabilimento di Monselice e dei suoi rappresentanti locali nell’ambito della vicenda».