“Le dipendenze? Non solo assistenza, ma prevenzione e riduzione del danno”
Parlano gli operatori del DropIn di Alessandria
ALESSANDRIA – «Se c’è una cosa che il 2021 ci ha insegnato qui al DropIn di Alessandria, è quanto siano importanti la nostra salute e il nostro benessere. Guardando al nuovo anno stiamo praticando la cura di noi stessi»: con queste parole, gli operatori salutavano poco più di un mese fa il nuovo anno, con buoni e importanti propositi che gli stessi spendono nel loro impegno quotidiano sul territorio.
I coordinatori Valentina Mancuso e Gaetano Mauro, in collaborazione con Anna Sofia Varra e Federico Leone, si occupano quotidianamente della struttura alessandrina, che è un Servizio che il Sert dell’Asl di Alessandria ha aperto fin dal 2000, nell’ambito delle attività di “Riduzione del danno”, volte a contenere le conseguenze negative del consumo di sostanze (malattie infettive quali Hiv ed epatiti virali, morti per overdose, malattie sessualmente trasmissibili, grave marginalità). Nato inizialmente come servizio sperimentale e innovativo, si colloca ora appieno tra i Livelli essenziali di assistenza che il Servizio Sanitario Nazionale deve garantire ai cittadini nell’ambito delle politiche per il contrasto alle dipendenze patologiche.
Un impegno notevole e tante cose da fare, non è vero?
Certamente. Seguiamo quotidianamente i nostri utenti con la distribuzione di materiale sterile, ma anche con la raccolta di quello usato da smaltire. Offriamo un servizio di counseling sulle problematiche relative all’abuso di sostanze stupefacenti, effettuiamo test di gravidanza e agevoliamo l’accesso a tutti i servizi del territorio, prima di tutto il Serd, con il quale c’è una stretta collaborazione e integrazione. Tutto questo nel più completo anonimato: non prevediamo alcuna formalità di accesso e gli utenti possono rivolgersi a noi senza dichiarare le loro generalità. Oltre a ciò, diamo spazio a progetti tematici di vario tipo, che ci consentono di espandere l’attività all’esterno. Quest’anno, ad esempio, sarà da noi particolarmente dedicato a collaborare proprio con il Serd alla campagna di screening dell’epatite C, finalizzata a individuare il maggior numero di persone che, affette da tale patologia, potranno finalmente accedere alle risolutive terapie attualmente disponibili.
Che tipologia di utenti si rivolge al DropIn?
Contiamo circa 150 accessi suddivisi in 15/20 giornalieri (nelle tre ore di apertura, dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 13). Ne abbiamo di tutte le età. Mentre fino a due anni fa la fascia anagrafica di riferimento era ricompresa tra i 40 e i 60 anni, più di recente abbiamo ravvisato un ampliamento, con un gap ricompreso fra i 18 e i 60 anni. Probabilmente è accaduto perché noi stessi ci siamo mossi, attivandoci sui social con una pagina dedicata all’attività che ci ha consentito di ‘agganciare’ utenti più giovani e allargare il raggio di azione a una fascia più ampia di persone.
Dunque l’attività del DropIn non si limita agli interventi all’interno della vostra sede, ma è presente anche all’esterno di questi spazi?
Cerchiamo di farci conoscere il più possibile sul territorio, perché ciò che facciamo è volto non solo alla assistenza, ma alla prevenzione intesa come ‘riduzione del danno’ – uno dei nostri obiettivi primari – che può essere determinato dagli abusi di sostanze di vario tipo. Per questa ragione abbiamo attivato il progetto “Uscite di strada” con cui monitoriamo il territorio sia con interventi dedicati proprio alla bonifica di spazi, con la raccolta di siringhe usate per esempio (anche su segnalazione dei cittadini), così come con interventi di informazione e sensibilizzazione svolti in collaborazione con diversi locali. Siamo partiti nel mese di dicembre e continueremo nei prossimi mesi del 2022, tentando di allargarci fuori Alessandria. Abbiamo riscontrato una ottima collaborazione da parte dei gestori, anzi spesso sono loro stessi che ci chiamano in occasione di qualche evento in programma per invitarci a partecipare.
Come rispondono le fasce più giovani della vostra utenza? C’è diffidenza o interesse?
Il nostro è un approccio informale. Cerchiamo di attirare i più giovani anche con giochi tematici che ci permettono di creare interesse, la ‘ruota delle sostanze’ per esempio o il Memory, trasformando questo contatto in una occasione di approfondimento sui temi su cui maggiormente lavoriamo con questo target, in particolare l’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti. Poi, ovviamente dipende dal contesto in cui operiamo: è chiaro che negli spazi che possiamo definire ‘legali’ come discoteche e locali, si può riscontrare una maggiore resistenza, forse legata a difficoltà ideologiche e morali a trattare tali argomenti. Occorre precisare comunque che, oggi, nei giovani c’è sicuramente maggiore informazione di base. A loro è dedicato pure il nostro progetto “Traballo”, un progetto di outreach che va lavorare sul mondo della notte – nelle discoteche, pub, festival, ma anche nelle piazze o nei rave party – con campagne informative per la riduzione del danno, oltre a checking, prevenzione e informazione.
Che effetto ha avuto la pandemia sulla vostra attività?
Il consumo di stupefacenti e gli accessi al nostro servizio non sono cambiati nonostante le restrizioni imposte dal Covid-19. Anzi, abbiamo notato come durante il lockdown il reperimento di sostanze come eroina e cocaina non fosse affatto difficoltoso, a dispetto invece di hashish e marijuana che erano più difficili da trovare.
I vostri locali sono una realtà accogliente, con spazi molto ampi e fruibili, oltre che allegramente colorati…
Cerchiamo di offrire uno spazio in cui sia possibile anche solo rilassarsi, oltre a soddisfare bisogni primari di chi vive sulla strada. Ovviamente la pandemia ci ha un po’ legato le mani, sotto questo aspetto, ma qui c’è molto da fare in termini di assistenza quotidiana. Farsi una doccia, magari la barba e poter usufruire di un cambio di indumenti possono essere cose scontate; diventano fondamentali, invece, per chi una casa non ce l’ha. Qui abbiamo un angolo per la raccolta di indumenti usati che chiunque ci può portare, suddivisi per genere e tipologia. Prima della pandemia era attivo pure un piccolo spazio biblioteca.
Che obiettivi avete per i prossimi mesi?
Oltre a spingerci fuori città coi nostri progetti, coinvolgendo nelle “Uscite di strada” altri locali, cerchiamo in misura sempre maggiore di fare rete con gli altri DropIn regionali per ottimizzare il lavoro a favore di un miglioramento dei servizi all’utenza. È evidente che determinate tematiche coinvolgono tutti e che solo nella collaborazione di gruppo si hanno maggiori possibilità di sviluppo.