Dodici pietre d’inciampo: così Mornese ricorda i suoi deportati
L'iniziativa promossa dall'amministrazione comunale del paese
MORNESE – Avevano tutto poco più di vent’anni. La maggior parte sono stati assassinati nella prima parte del 1945 a Gusen dopo essere stati catturati e deportati dopo il rastrellamento della Benedicta. Ora saranno onorati a Mornese con una pietra di inciampo.
Sono dodici i tasselli d’ottone lucente nati dall’intuizione dell’artista tedesco Gunter Demnig arrivati la scorsa settimana dalla Germania nell’ambito del mosaico della memoria che vuole depositare nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee.
Tempi celeri
«Ci siamo mossi lo scorso anno – racconta Ian Bertolini, consigliere comunale del paese che da giovane commediografo ha raccontato la storia del “Giusto fra le nazioni” don Luigi Mazzarello – Nel giro di qualche mese è arrivata l’accettazione dei nomi. Abbiamo un solo superstite (Giovanni Angelo Campi nato nel 1923 ndr). Non ci aspettavamo un arrivo così celere».
Ora dovrà partire la fase successiva, quella della ricerca della collocazione delle abitazioni. Un compito non facile perché in alcuni casi le informazioni sono frammentarie. «Per certi versi siamo stati colti in contropiede – prosegue Bertolini – Per ora ci siamo affidati a quei famigliari che sono rimasti. E andremo a parlare con i centenari del paese. In alcuni casi la perdita di quelle vite ha comportato la fine della famiglia stessa».
Cerimonia ufficiale
C’è una particolarità. Molto spesso le pietre d’inciampo ricordano figure di deportati perché ebrei. Non è il caso di Mornese. «Nel nostro caso erano oppositori politici e partigiani – conclude Bertolini -. C’erano due ebrei in quel periodo in paese ma sono stati salvati da Don Luigi Mazzarello».
Una cerimonia ufficiale si terrà in primavera, o comunque nel momento in cui la situazione lo permetterà. Nel frattempo si studierà la modalità per aggiungere all’ampia cartellonistica installata in paese ad uso dei visitatori e degli escursionisti anche un’indicazione su questo pezzo di memoria che fa parte della storia di tutto il territorio Ovadese.