Peste suina e zone infette: cosa si può fare e cosa no
Disposizioni e chiarimenti della Regione Piemonte
Coinvolta la provincia di Alessandria, in particolare le zone di Novi Ligure e Ovada; 11 le carcasse positive in Liguria
ALESSANDRIA — In Piemonte sono finora 14 i casi di peste suina africana: tutte le carcasse di cinghiale positive alla Psa sono state rinvenute in provincia di Alessandria, nei boschi dell’Appennino a ridosso della Liguria, in particolare nella zona del novese e dell’ovadese, in valle Scrivia, val Lemme e valle Orba. Il dato emerge dall’ultimo rapporto dell’Iszplv, l’Istituto zooprofilattico interregionale di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta.
In Liguria i casi di positività tra i cinghiali rinvenuti morti sono stati 11, ma sono state testate solo 38 carcasse rispetto alle 101 del Piemonte. La presenza della peste suina è stata riscontrata solo negli animali trovati nella cosiddetta “zona infetta”: le analisi condotte sugli altri capi sono tutte risultate negative.
Peste suina e zone infette: cosa si può fare e cosa no
Disposizioni e chiarimenti della Regione Piemonte
Nell’area infetta, che comprende tutta la fascia sud della provincia, sono state verificate 50 carcasse e 25 sono risultate positive (14 in Piemonte e 11 in Liguria). Nella “zona buffer”, il cuscinetto di 10 chilometri intorno all’area infetta, sono stati effettuati 18 test, tutti con esito negativo, così come i 71 test eseguiti nel resto di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta.
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Intanto proprio il direttore dell’Istituto zooprofilattico Angelo Ferrari è stato nominato commissario per l’emergenza relativa alla peste suina, a seguito del vertice tra i ministri della Salute, Roberto Speranza, e delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, a cui hanno preso parte il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, e l’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi.
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