L’appello da Ponzone: “Aiutateci a salvare la nostra Missy”
A causa dell'ordinanza sulla peste suina, la cinghialotta domestica rischia di dover essere abbattuta
PONZONE – Missy è una cinghialotta trovata nei boschi ponzonesi, adottata da Marta Quartini, ex militare di carriera, ritiratasi in una fattoria di Cimaferle. «Thor, il mio cane, era scomparso da ore – racconta – Quando l’ho ritrovato, era con quel cucciolo, che aveva ancora il cordone ombelicale attaccato. Non potevo di certo lasciarla morire; così abbiamo deciso di adottarla».
Più facile a dirsi che a farsi. Essendo un animale selvatico la normativa nazionale non consente la detenzione per compagnia. Lo stesso vale per altri tipi di suini (mini-pig, vietnamiti eccetera) che, nonostante il trend commerciale, in Italia (a differenza di altri stati) non possono essere che ‘carne da macello’. Marta, per tenere Missy, ha dovuto spendere migliaia di euro ed istituire un allevamento. «Periodicamente riceviamo controlli dell’Asl, dei Forestali e dalle guardie di Ambiente Rurale Piemonte – riferisce – Soprattutto in questo periodo che c’è la peste suina». Essendo preoccupata per la salute dell’animale, l’intervistata ha chiesto quali precauzioni prendere per evitare il contagio; il veterinario le ha detto di costruire una seconda recinzione distante un tot di metri per creare un ‘buffer’ tra lo spazio di Missy (dove viene addestrata meglio di un cane) e l’ambiente esterno.
Una doccia fredda
Come una doccia fredda è arrivata la notizia delle disposizioni regionali per il contenimento del morbo. «Nella zona infetta definita avvieremo il depopolamento dei suini domestici degli allevamenti allo stato brado e familiari, a rischio di contatto con i suini selvatici» ha dichiarato nei giorni scorsi l’assessore Icardi. L’ ‘allevamento’ di Marta Quartini rientra nella seconda categoria quindi Missy dovrà essere abbattuta. «È una cosa inaccettabile – dice l’intervistata – Vengano a fare controlli, sono pronta a tenerla anche in casa, ma nessuno può impormi di ucciderla. Risarcimento? Non è una questione di soldi, ma affettiva. Missy fa parte della famiglia».