Cloroformio: il Comune all’Asl chiede come tutelare i cittadini
I cittadini e l'esposto: chiedono si indaghi proprio sulle emissioni in aria
ALESSANDRIA – Il caso del cloroformio nell’aria di Spinetta Marengo è approdato lunedì scorso (17 gennaio) in Comune al tavolo tecnico voluto dal sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco. Un incontro conoscitivo a cui hanno preso parte, oltre all’amministrazione, anche la Provincia, l’Arpa e l’Asl.
Erano stati due medici dirigenti del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl Alessandria a lanciare l’allarme firmando un documento – registrato il 19 novembre dello scorso anno – che è stato inviato a Provincia, Comune di Alessandria, Asl Al e Arpa.
In sostanza, si chiedeva agli enti locali di procedere ad individuare le sorgenti primarie e secondarie di rilascio di cloroformio, i possibili interventi tecnici attuabili per contenere le perdite alla fonte, le contaminazioni nelle matrici acqua e terreni e la valutazione del cloroformio presso gli stabilimenti coinvolti.
All’incontro, spiegano da Palazzo Rosso, l’Arpa (che non ha fatto valutazioni) ha portato all’esame del pool le ultime rilevazioni.
Si è poi deciso di affidare un incarico all’Asl di studiare, valutare e approfondire i dati e fornire al tavolo tecnico – che sarà riconvocato probabilmente questa settimana – delle indicazioni su quali provvedimenti adottare per tutelare la cittadinanza.
Il primo cittadino, che è anche ufficiale sanitario, ha deciso di avvalersi del suo organo tecnico – l’Asl appunto – per decidere sul da farsi.
C’è anche un esposto
Intanto, sul tavolo del procuratore c’è un esposto firmato da molti spinettesi, che chiedono si indaghi proprio sulle emissioni in aria.
«Nello studio epidemiologico si rappresenta come lo stabilimento Solvay emetta nell’aria sostanze gassose tra cui acido cloridrico, acido fluoridrico e composti organici a base di cloro e di fluoro, tra cui tetrafluoroetilene, esafluoropropilene, fluoruro di vinildene e perfluorosobutilene.
I composti organofluorurati sono estremamente infiammabili – scrivono attraverso i loro legali, avvocati Vittorio Spallasso e Laura Pianezza – incolori e tossici, nocivi per inalazione».
Cita, l’esposto, anche l’autorizzazione Aia rilasciata nel 2010. E poi chiedono «che si accerti se la loro diffusione nell’ambiente possa configurare un illecito penalmente rilevante».