Peste suina: altri cinque casi confermati, ora sono 8 in tutto
Cinque casi in Piemonte (un caso a Ovada, Tagliolo, e Fraconalto; due a Voltaggio), tre in Liguria (un caso a…
Attacchi a destra e a sinistra: «Problema creato da incuria del territorio da parte delle istituzioni»
CASALE – Sulla recente questione riguardante i numerosi casi di cinghiali – molto presenti nel territorio alessandrino – contagiati dalla peste suina africana, si è espressa la formazione civica casalese ‘Patto con i Cittadini’, manifestando la preoccupazione per il comparto turistico, non solo monferrino «che noi riteniamo l’ancora di salvezza di un paese in forte crisi economica. Oggi lo ribadiamo con forza. Soprattutto a fronte del decreto ministeriale che limita in ben 114 comuni del Piemonte e della Liguria le attività all’aria aperta (trekking, passeggiate, mountain bike ecc.…). Tale limitazione comporterà un danno economico di milioni di euro».
Un focus viene fatto sulle cause che hanno portato a un problema «da non sottovalutare, ma creato da anni di incuria del territorio da parte delle istituzioni che ci governano, sia di centrodestra che di centrosinistra, che mai hanno pensato di ovviare al problema della proliferazione degli ungulati. Anni nei quali gli agricoltori hanno subito danni per svariati milioni di euro, senza dimenticare quelli causati dagli incidenti stradali, anche mortali».
Quindi un salto all’indietro, però con un una possibile proposta valida – secondo i civici – anche per il futuro: «Anni addietro proponemmo la soluzione, già adottata in alcuni paesi mitteleuropei, cioè l’utilizzo delle esche selettive che provocano la sterilità degli animali in questione. Ci risposero che la spesa era troppo alta; ma noi ribadiamo che sono molti più pesanti i costi sociali e che a quest’ora, forse, si sarebbe già risolto, almeno parzialmente, il problema. Ma, purtroppo, manca la volontà.
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Infatti la Provincia di Alessandria preferisce dedicarsi all’abbattimento dei cinghiali con una formula quantomeno inappropriata oltre che pericolosa: i cosiddetti tutor, 500 soggetti autorizzati, che possono sparare come e quando vogliono, bastano un porto d’armi e un corso di appena quattro ore di caccia al cinghiale! E poi non ci lamentiamo degli incidenti mortali, tragici, ma dovuti a scelte inappropriate e scandalose!».
In conclusione, la conferma della contrarietà alle misure adottate: «Si tratta di aree che vedono la presenza di un cospicuo numero di turisti, che fanno del trekking e della mountain bike un elemento che contraddistingue le proprie vacanza nella zona del genovese, del savonese( Varazze, Cogoleto, Albissola) e in alcune zone della provincia di Alessandria (come Acqui terme e Gavi).
Peste suina: né escursioni, né funghi
Non solo la caccia sospesa, scattano altri divieti nell'Alessandrino
Samo oggi a ribadire che, soprattutto dopo due anni di restrizioni e lockdown che hanno depauperato il turismo e le persone, la scelta di bloccare le attività all’aperto in quest’area è assolutamente incomprensibile, a fronte di 4 o 5 carcasse di animali con peste suina. Anche in considerazione che nessun allevamento piemontese ha riscontrato casi. Quindi, a maggior ragione, continuiamo ad acquistare e sostenere i nostri produttori locali, dato che comunque la peste suina africana non può essere contratta dall’uomo.
Il provvedimento governativo che per sei mesi (!), riduce le attività all’aria aperta è un provvedimento che uccide l’economia del nostro paese e che nessuno ristoro, o meglio rimborso, potrà mai sanare, dato che gli interventi governativi a malapena coprono le spese e i disagi ma non colmano il mancato guadagno. Ma, oltre a depauperare l’economia, limitano la libertà delle persone e la possibilità di vivere all’aria aperta, senza alcun reale motivo».