Benzi: “Acqui? Un futuro industriale è possibile”
Le soluzioni del fondatore dell'Imeb: investire in tecnologia e migliorare i collegamenti autostradali
ACQUI TERME – Pier Giorgio Benzi, 84 anni, ha visto nascere le industrie di Acqui Terme. Dall’ufficio tecnico della Fiat ad una ditta propria fondata nel 1963 che produceva impianti e motori elettrici all’Imeb srl, nata invece nel 1973, oggi leader nella produzione di quadri di media e bassa tensione e tra le più importanti della zona con più di quaranta dipendenti e un fatturato di oltre 18 milioni di euro. Nonostante la crescita l’Imeb è rimasta un’azienda familiare, legata al territorio.
“Trasferiti ad Acqui perché è casa nostra”
“Abbiamo lasciato Milano dove avevamo un linea produttiva con 15 dipendenti che, una volta andati in pensione, non abbiamo sostituito – racconta Benzi – Oggi la produzione è concentrata ad Acqui Terme”. Come mai? “Perché qui abbiamo casa e la possibilità di espansione – risponde – Abbiamo realizzato prima un capannone di 10mila metri quadrati e poi uno da 6mila. Ci siamo circondati di artigiani-collaboratori qualificati; i nostri dipendenti (tutti del circondario) sono diventati tecnici specializzati. Certo, se fossimo restati a Milano avremmo goduto di una migliore logistica, ma avremmo sostenuto costi maggiori e non avremmo goduto di certa qualità nella manodopera”.
L’Imeb lavora tanto con l’estero, da Malta, alle Mauritius, all’Africa, all’America “dove abbiamo fornito quadri elettrici per la produzione e distribuzione di energia elettrica ad isole intere, aziende, impianti eolici, centrali idroelettriche, termovalorizzatori. Non seguiamo solo grandi clienti – precisa l’intervistato – Da noi hanno la stessa considerazione chi prende una prodotto da 8mila euro e chi impianto da 600mila euro”.
Cosa serve per crescere…
C’è chi dice che l’industria nell’Acquese è morta…”Non è così – risponde Benzi – Ci sono tante belle realtà che danno lavoro. Come si fa ad essere competitivi? Bisogna investire in tecnologia. Noi lo abbiamo fatto dall’inizio acquistando tanti macchinari e specializzando i dipendenti. Siamo partiti con la progettazione sul tecnigrafo e poi sul pezzo di acciaio con una macchina monoponzone; oggi abbiamo robot laser cento volte più veloci e precisi. Ecco le caratteristiche vincenti: qualità, precisione e velocità”.
Di cosa c’è bisogno per crescere? “Di migliori collegamenti, all’A26 a Predosa (se ne parla da 30 anni!) e alla Torino-Savona – risponde – Così potremmo far valere l’ottima posizione della città, vicina a Milano, Torino e Genova. Allora sì che arriveranno investimenti e nuovi posti di lavoro”.