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Cinque casi in Piemonte (un caso a Ovada, Tagliolo, e Fraconalto; due a Voltaggio), tre in Liguria (un caso a Isola e due a Ronco)
ALESSANDRIA — Salgono a 8 i casi accertati di peste suina africana tra le province di Alessandria e di Genova. Ai tre casi di Psa accertati su carcasse di cinghiali nello scorso weekend dall’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e confermati dal Centro nazionale per le pesti suine, se ne sono aggiunti altri cinque.
Salgono dunque a otto i casi riscontrati in un’area di poche decine di chilometri dell’Appennino ligure, al confine tra le province di Alessandria e Genova. Cinque casi sono stati osservati nei comuni del versante piemontese (un caso a Ovada, Tagliolo Monferrato, e Fraconalto; due a Voltaggio), tre in quelli del versante ligure (un caso a Isola del Cantone, e due a Ronco Scrivia).
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L’Istituto Zooprofilattico ha avviato una campagna di raccolta e analisi sulle carcasse di cinghiali, elaborando una mappatura del territorio piemontese e ligure, suddivisa in Comprensori alpini e in Ambiti Territoriali di Caccia. Il colore più o meno scuro delle aree serve a dare un’indicazione dell’abbondanza relativa dei cinghiali sulla base degli abbattimenti venatori. Come si può notare, l’area del basso alessandrino è una di quelle in cui è più numerosa la popolazione di cinghiali.
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Gli unici casi confermati di peste suina africana si sono verificati dentro la “zona rossa” istituita dal ministero della Salute. Sono 114 i comuni interessati dal focolaio: 78 in Piemonte 36 in Liguria. «Lì saranno concentrati i controlli», spiegano dall’Istituto. Ci sono però altri sei casi sospetti, uno dei quali nel tortonese, tra Casalnoceto e Volpedo, mentre le analisi hanno finora permesso di escludere la presenza della peste suina in altri 35 capi abbattuti un po’ in tutto il Piemonte.
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