Peste suina, val Borbera furiosa: «Attività uccise da lockdown assurdo»
Ristoratori e albergatori contro l'ordinanza ministeriale: «È come se chiudessimo per altri 6 mesi. È una condanna a morte»
Dalla val Borbera ancora proteste. Intanto il Parco del Beigua si schiera contro l'ordinanza: «La rispetteremo, ma è sbagliata»
VAL BORBERA — Se appassionati di escursionismo, di mountain bike e di equitazione sono rimasti basiti dall’ordinanza ministeriale con cui queste attività vengono vietate a causa della peste suina africana, il problema è serio soprattutto per le attività economiche coinvolte dal «lockdown insensato», come l’ha definito ieri il presidente dell’associazione albergatori e ristoratori della val Borbera, Michele Negruzzo.
A nome del settore enoturistico protesta Gianluigi Mignacco, titolare di un’azienda agricola e di un agriturismo a Cantalupo Ligure: «Nel 2017 a causa di una devastante gelata abbiamo perso più di 100 quintali d’uva e 3 mila piante. I danni da cinghiali non si contano: solo la scorsa vendemmia si sono portati via il 30 per cento del raccolto. E non abbiamo avuto nessun tipo di aiuto, nemmeno durante il lockdown. E ora arriva questa ordinanza priva di fondamento scientifico che fa calare in una nuova “zona rossa” tutto il nostro territorio…», conclude Mignacco, che tra l’altro è un ultra maratoneta appassionato di trail running ed è solito frequentare i sentieri della val Borbera.
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Che l’ordinanza non si basi su considerazioni solide lo pensano anche gli esperti del Beigua, il parco regionale della Liguria: «Gli animali selvatici (volpi, tassi, lupi, corvi) si spostano, soprattutto i lupi che possono percorrere centinaia di chilometri dopo aver mangiato una carcassa. Anche senza la presenza dell’uomo nei boschi, il virus è destinato a espandersi. Anzi forse lo farà in maniera ancor più incontrollata, venendo a mancare quel controllo che i fruitori dei boschi fanno, poiché carabinieri forestali e servizi veterinari sono altamente sotto organico e non riescono a trovare tempestivamente le carcasse».
Venitemiaprendere, un hashtag contro l'ordinanza anti trekking
La parola d'ordine che si sta diffondendo sui social network per protestare contro il divieto di attività outdoor
Secondo gli esperti del parco, «l’azione più efficace da mettere in campo è aumentare il livello di sicurezza negli allevamenti. Ci sono 30 mila persone che lavorano nel comparto suinicolo in Lombardia ed Emilia e vanno tutelate. Di questa tutela però non devono pagarne il prezzo le professioni, le attività e le aziende legate al turismo. L’ordinanza non sortirà gli effetti sperati, perché volpi e lupi non rispettano le ordinanze e i boschi abbandonati dal monitoraggio dell’uomo rischiano di prolungare e allargare l’emergenza».