Sarà Gad Lerner a tenere l'orazione ufficiale per la Banda Tom 2022
L'evento si terrà sabato 22 gennaio, probabilmente al Castello di Casale
Nel 77° anniversario dell'eccidio per mano nazifascista, la riflessione dello storico Sergio Favretto
CASALE – A gennaio di ogni anno, Casale Monferrato e, per vicinanza ideale, tutta la provincia di Alessandria ricordano il drammatico episodio della Banda Tom (la commemorazione è prevista per sabato 22 gennaio 2022 con orazione ufficiale di Gad Lerner al Castello di Casale mentre l’anniversario della strage è proprio oggi, 15 gennaio ndr).
Sarà Gad Lerner a tenere l'orazione ufficiale per la Banda Tom 2022
L'evento si terrà sabato 22 gennaio, probabilmente al Castello di Casale
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Si era ad avvio 1945; gran parte dell’Italia era stata liberata dagli Alleati, a Torino il CLN e le varie divisioni partigiane stavano organizzando la ripresa di primavera per poi giungere agli scioperi nelle fabbriche e poi alla Liberazione.
A Casale, invece, i fascisti locali con l’ausilio dei tedeschi occupanti uccisero tredici giovani partigiani (vi era anche un aviere inglese prigioniero). Li catturarono a Casorzo, offesi, li costrinsero a camminare sulla neve per le vie della città, con un cartello con la scritta “Ecco i leoni di Tom”. Gli abitanti costernati, increduli, li osservavano fra le porte e le persiane socchiuse, alcuni erano incatenati. Vennero condotti nel pieno freddo alla Cittadella di Casale, qui fucilati in pochi minuti e lasciati per giorni sulla neve, senza alcun rispetto per i cadaveri.
Con il capo Antonio Olearo (detto Tom) nato ad Ozzano Monferrato ed ex Guardia di Frontiera, vennero uccisi: Augino Giuseppe di Valguarnera (Enna); Boccalatte Alessio di Lu Monferrato; Canterello Aldo di Alessandria; Cassina Luigi (Ginetto) di Casale; Cavoli Giovanni (Dinamite) di Solero; Harboyre Harrj, prigioniero britannico ufficiale della RAF; Peracchio Remo di S. Stefano di Montemagno; Maugeri Giuseppe di Siracusa; Portieris Boris di Genova; Santambrogio Luigi di Cesano Maderno, il più giovane; Serretta Carlo di Genova; Raschio Giuseppe di Alessandria.
Dei catturati a Casorzo, solo Giovanni Damarco evitò la fucilazione. Fu poi incarcerato a Casale ed Alessandria. Si salvarono anche Pagella Claudio e Giuseppe Sogno, ucciso poi al castello di Tortona il 27 febbraio 1945 insieme ad altri partigiani. Padre Angelo Allara, sacerdote camilliano, tentò di far avviare una trattativa per la liberazione fra i tedeschi e il vescovo Giuseppe Angrisani; ma fu esito negativo.
Erano tutti ragazzi e antifascisti, una parte del futuro di Casale, del Monferrato e dell’Alessandrino; vi era l’inserimento di due siciliani ed un inglese ex prigioniero.
Ogni volta che ricerco e scrivo su questi fatti, stento a credere come l’uomo abbia potuto rendersi autore di tali violenze, come il tutto sia avvenuto in un clima remissivo e incapace di contrasto.
C’è lo spiega la storia di un regime, la storia di decenni di dittatura culturale, psicologica e organizzativa; decenni di scuola non libera, di persecuzioni razziali, di cameratismo e privilegi dei forti, di propaganda subdola e capillare ovunque. La gente era annichilita, ma inerme.
Da studioso di Fenoglio, mi giunge spontaneo un parallelismo. In Ur partigiano Johnny, la missione inglese del maggiore Leach e alcuni partigiani entrano in Fubine.
Fenoglio scrisse il romanzo tutto in inglese, ma una libera traduzione ci consegna alcuni tratti molto belli. Johnny-Fenoglio arriva a Fubine con i partigiani di Tek Tek; nel paese un silenzio inspiegabile, strade deserte: “…l’unico suono era il rombo squillante con alti e bassi alternati di un motore elettrico in una segheria”. Le donne erano chiuse in casa, “affinestrate occhieggianti dall’ombra dei battenti…”. Incontrano un vecchio, lo interpellano sul silenzio irreale. In paese vi sono inglesi, vestiti come Johnny. Il riferimento al rumore della segheria non è solo un dettaglio narrativo, ma un preciso ricordo. Allora, nel ’45, al fondo della strada verso Quargnento, vi era la segheria e falegnameria della famiglia Maggiora. Ma il paese aveva il terrore dei tedeschi e fascisti che ancora dominavano la zona e ritornavano spesso in paese. I tedeschi avevano collocato nel triangolo Felizzano, Quargnento, Fubine, alcuni distaccamenti, depositi e batterie contraeree. A Quargnento era stata creata una polveriera. Si dovevano controllare il movimento sulla ferrovia Alessandria-Asti e gli approdi al fiume. Fenoglio parla dell’arrivo di un grosso reparto repubblichino con avanguardia tedesca. Ancora gente terrorizzata, inerme.
Così a Casale, il 15 gennaio la gente non potè fare altro che osservare, fra le persiane e le porte socchiuse per terrore, avanzare i fascisti che conducevano i partigiani della banda Tom incatenati sulla neve verso la fucilazione. A Fubine, inglesi e partigiani che entrano in paese ancora terrorizzato da fascisti e tedeschi; a Casale, partigiani catturati camminano in una città sempre nel terrore di fascisti e tedeschi.
Vennero catturati e uccisi per punire la Resistenza del Monferrato, non all’esito di un conflitto a fuoco.
Erano un gruppo di giovani, con le rispettive famiglie a contorno; interpretavano il senso popolare della rivolta al regime fascista rinato con la RSI. Fascisti e tedeschi non tardarono a colpire.
Il significato per l’oggi è uno solo: la storia vissuta non è pagina a capo, non deve essere oblio; ma pagina avanti ancora, perchè è la nostra storia, la storia del coraggio dei nostri genitori e nonni, del nostro territorio, della nostra comunità di oggi.
Proprio in questi giorni sto licenziando le ultime pagine del nuovo libro “Partigiani del mare” in uscita per il 25 aprile. Molte vicende inedite, figure di antifascisti e resistenti fra la Liguria di Ponente e la Francia, con intrecci con la Resistenza piemontese. Molti inediti sui rapporti e collaborazioni fra cattolici e ebrei, sulle atrocità compiute da fascisti e tedeschi.
Attingendo ad alcune pagine del Notiziario della GNR, depositato presso l’Archivio della Fondazione Luigi Micheletti, fondo “Notiziari della Guardia nazionale repubblicana” di Brescia, giunge prova da fonte certa delle inspiegabili violenze a danno di partigiani e civili fra Liguria e Piemonte.
Mi preoccupano, invece, alcune iniziative propagandistiche promosse in questi mesi anche con soldi pubblici, iniziative che vorrebbero caratterizzarsi come culturali, ma che fanno trapelare le subdole e grottesche intenzioni di affermare un’altra storia, un’altra identità, un altro paradigma di riferimenti rispetto a quelli che hanno fondato la Costituzione e la nostra democrazia partecipata.
Si propongono eventi, libri e pubblicazioni che evocano chiaramente contenuti, grafica, messaggi persuasivi del ventennio e dell’entourage che lo alimentò.
La nostra identità, la nostra appartenenza, la nostra cultura discendono tutte dai due anni di lotta che in Italia si fece contro la violenza personale e culturale del Fascio e della RSI, contro la permanente propaganda del regime, contro il blocco economico e sociale derivato da scelte belliche e imperiali deleterie.
Ricordare i tredici della Banda Tom ci aiuta a ridare alimento a queste convinzioni positive.