Peste suina, val Borbera furiosa: «Attività uccise da lockdown assurdo»
Ristoratori e albergatori contro l'ordinanza ministeriale: «È come se chiudessimo per altri 6 mesi. È una condanna a morte»
Operatori della ristorazione e del turismo furenti per un provvedimento di di fatto azzera le attività
OVADA – La Val d’Orba e la Cirimilla. L’area dell’Oltregiogo che guarda verso il Novese e oltre il confine la Valle Stura. Dopo il grande choc anche l’Ovadese fa i conti con l’ordinanza che ha vietato per i prossimi mesi tutte le attività in area boschiva: escursioni a piedi e in bicicletta, la ricerca dei funghi e dei tartufi, la pesca. In subbuglio c’è un tessuto economico vasto, distribuito tra una ventina di comuni che sulla biodiversità ha fondato le basi per il lavoro: piccoli ristoranti e agriturismi, ricettività diffusa e accompagnatori turistici. “L’ordinanza – si legge in una nota pubblicata nella giornata di ieri dalla direzione del Parco Naturale del Biegua, situato al confine con l’Ovadese – rischia di trasformarsi nel terzo anno consecutivo di lockdown. Un vero collasso per tutte le attività legate all’outdor”.
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In Piemonte sono interessati al divieto i sedici comuni dell’Ovadese. “La limitazione di attività nei boschi è per noi un duro colpo, sia dal punto di vista turistico che venatorio – afferma il sindaco di Ovada, Paolo Lantero – cerchiamo di affrontare anche questa emergenza con responsabilità e pazienza ma cercheremo anche di interloquire con gli Enti a noi superiori per le necessarie azioni di aiuto alle attività colpite da queste scelte”. Tutto è partito, la scorsa settimana, proprio da una carcassa di ungulato ritrovata sul territorio del comune di Ovada.
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“Bisogna – spiegano gli esperti al lavoro in queste ore – limitare sia gli spostamenti degli animali selvatici all’interno dei boschi sia delle persone e dei mezzi tra i vari territori. Il virus della peste suina africana è estremamente strutturato e resistente, può sopravvivere nell’ambiente anche sotto zero o al di sotto dei 65 gradi di calore, può propagarsi attraverso le suole delle scarpe, le ruote di auto e biciclette, attraverso altri animali come i cani”.
“Speriamo – è intervenuto Roberto Gallo, sindaco di Cassinelle – in una revoca quanto prima con il rientro dell’emergenza”. Tutelate sono l’attività di taglio della legna, molto diffusa nell’area, e quelle autorizzate ad hoc.