E se ci fosse una diaspora alimentare…
Diaspora, dispersione di un popolo e delle sue istituzioni nel mondo. Quindi se c’è una dispersione c’è anche un trasferimento di cultura e l’alimentazione è una parte importante dell’aspetto sociale. Cosa c’entra questo cin un blog incentrato sul Monferrato. Questa regione storica è stata il crocevia di molte culture e molte tradizioni. Ve ne cito alcune: il territorio del Monferrato anticamente arrivava al mare (Alassio per la precisione. Il nome della città derive rebbe da Alasia, moglie di Aleramo primo capostipite del Monferrato).
In ogni caso, tradizione a parte, il Monferrato è prospiciente al mare. Quindi attraversata da molte vie del sale. Il sale nel medioevo aveva una funzione di importanza primaria nell’economia. Non c’erano frigoriferi per conservare i cibi ma c’erano spezie che camuffavano il gusto di putrefazione delle carni ed il sale che la manteneva integra. Gli svizzeri raggiunsero la grandezza di potenza economica quando iniziarono a cavare il sale dalle miniere. Precedentemente dipendevano dagli stati confinanti dai quali acquistavano questo conservante. E come tutte le volte che si trasporta un bene soggetto a tassazione come il sale, nascono i contrabbandieri (coloro che trasportano queste materie senza pagare il tributo). In che modo si contrabbandava il sale anticamente: con le acciughe sotto sale.
Se il sale era con un alimento non era più un conservante ma era un alimento. Arrivati a destinazione, si sgranavano le acciughe dal sale e si otteneva il sale contrabbandato, franco di tributi. L’acciuga diventava un alimento all’interno della tradizione monferrina tipico di molti piatti come la bagna cauda (ad esempio). La bagna cauda si differenzia per tipicità di ingredienti (non nella composizione: rigorosamente di tre elementi aglio, olio e acciughe) in accompagnamento alla bagna. Verdure, carni, tagliolini oppure qualcuno la usa fredda su verdure sott’olio o semplicemente come salsa di guarnizione.
Un’altra diaspora la troviamo in due vitigni: la Malvasia e lo Chardonnay. La Malvasia di Casorzo portata in Monferrato dai Templari (ricordate che i Marchesi del Monferrato sono stati vicerè di Gerusalemme nella seconda crociata ed ebbero un periodo di reggenza della città alla morte di Baldovino e furono sempre presenti nelle varie crociate). Casorzo è poco distante da Casale Monferrato e comunque si trova nel cuore del Monferrato.
L’altro vitigno è lo Chardonnay e l’origine di questo vino andrebbe ricercata sulle colline di Gerusalemme. Questo vitigno cresce benissimo in terreni argillosi (come quelli a Gerusalemme) e la parola Chardonnay ha origini ebraiche. I primi Crociati, al loro ritorno dal Medio Oriente, riportavano anche del vino il cui nome originale era Porte de Dieu perché era la traduzione del nome ebraico Shahar Adonay, che significa appunto “la porta di Dio”. Questo vitigno è molto presente nella zona del Monferrato in quanto il terreno è molto argilloso (che danno origine ai mattoni i famosi Mon dall’etimologia del Monferrato che vi spiegherò in un altro blog).
Da questi tre esempi potete capire che questa zona è sempre stata un crocevia di tradizioni: dal mare verso la montagna e viceversa, si incontravano nel Monferrato tradizioni, popoli e culture in una varietà di istituzioni. Non dimentichiamo le migrazioni dei flussi ebraici da quale trae origine la parola Diaspora. Sono sempre stati presenti in questo territorio con ruoli di importanza sociale ed economica. Ne sono ancora traccia la comunità ebraica di Casale Monferrato, molto attiva per volontà dei loro componenti.
A Moncalvo sulla piazza la sinagoga (ora casa privata). Gli arredi di questa sinagoga sono stati piazzati in una sinagoga di Gerusalemme). Interessante notare la collocazione di questo edificio. Sulla piazza principale, quindi integrazione completa con la popolazione locale. Sempre a Moncalvo la Fracia, l’antica strada commerciale testimonia la presenza di un quartiere ebraico integrato con il tessuto urbano. Le abitazioni strette e basse costruite sopra le antiche botteghe denotano la caratteristica di un ghetto aperto e frequentato da tutti, non solo dagli ebrei.
Quindi a ragion veduta, possiamo dire che il Monferrato oltre ad essere un crocevia sociale, diventa anche un punto di ritrovo di tradizioni culinarie: un esempio su tutti gli agnolotti. Sulla stufa, nel vino, al tovagliolo come si gustano nell’acquese o a “culonudo” nel gaviese, fanno riferimento a tradizioni e culture differenti con un unico comun denominatore, la tradizione popolare.