Il santo di oggi, 8 gennaio, è San Severino del Norico
Oggi, 8 gennaio, la Chiesa celebra anche San Lorenzo Giustiniani e Sant'Apollinare di Gerapoli
I santi di oggi, 8 gennaio, sono San Severino del Norico e San Lorenzo Giustiniani.
San Severino del Norico: la vita
Le origini di S. Severino sono oscure; potrebbe discendere da un’eminente famiglia del Nord Africa o da Roma. Il racconto che abbiamo della sua vita fu scritto dal suo discepolo Eugippio, che ce lo descrive prima come eremita nei deserti orientali e poi come evangelizzatore nelle province del Norico Ripense, sulle sponde del Danubio (le terre oggi appartenenti all’Austria).
Fondò molti monasteri (tra i quali una fondazione principale sulle sponde del Danubio vicino a Vienna) pur non stabilendosi in alcuno di essi. Organizzò gli aiuti per le popolazioni del distretto, attaccate da Attila e dai suoi ,unni, guadagnandosi il rispetto dei “signori della guerra” con la sua fama di asceta e di profeta potente. Morì nel monastero alle porte di Vienna tra il 476 e il 482. I suoi discepoli, a causa di una nuova invasione barbarica avvenuta sci anni dopo la sua morte, trasferirono i suoi resti in Italia, a Luculano vicino a Napoli, dove costruirono un monastero, del quale poco dopo fu eletto abate Eugippio.
Nel 910 le sue reliquie furono trasportate a Napoli, e per esse fu edificata a mo’ di sacrario la grande abbazia di S. Severino. È venerato come apostolo della Baviera. È stato confuso con un altro Severino, anch’egli in passato celebrato a Napoli, dove si suppone che sia morto. Se è realmente esistito proveniva dalla Marca di Ancona e non aveva legami con Napoli. Probabilmente fu vescovo a Septempeda nel VI secolo; il nome di questa cittadina fu cambiato in S. Severino dalla confusione prodotta dal trasporto delle reliquie di Severino del Norico a Napoli.
Il santo di oggi: il calendario giorno per giorno
San Lorenzo Giustiniani
La vita
Primo patriarca di Venezia, fondatore dei Canonici di San Giorgio in Alga
Lorenzo nasce a Venezia l’11 luglio 1381 dalla nobile famiglia Giustiniani di Venezia. Deludendo le attese della madre, rimasta vedova con cinque bambini in una grande casa nobiliare, gremita di servitù in livrea, abbandona la famiglia per andare a chiudersi tra i monaci dell’isola di S. Giorgio. Vestito dell’umile saio del frate mendicante, va di porta in porta a fare la questua. Un figlio accattone non è un bel vedere per la nobile famiglia Zustinian o Giustiniani, ornamento della Serenissima.
Lorenzo, però, arriva a mendicare fin sotto casa, la madre, una piissima donna, soffre al pensiero che la gente possa riconoscere suo figlio sotto quelle vesti.
Nel 1404 è diacono. Si unisce ad altri sacerdoti, accolti nel monastero di San Giorgio in Alga, per vivere in comune tra loro, riconosciuti poi come “Compagnia di canonici secolari”. Sacerdote nel 1407, due anni dopo è già priore della comunità di San Giorgio in Alga.
Lorenzo ha scarse doti di oratore, ma “predica” con molta efficacia, da un lato, continuando a girare con saio e bisaccia; e, dall’altro, scrivendo instancabilmente.
Nel 1433 arriva la nomina a vescovo, sebbene egli cerchi di evitarla, aiutato dai confratelli di San Giorgio in Alga: ma di lì viene anche papa Eugenio IV, Gabriele Condulmer, che conosce benissimo Lorenzo. Eccolo perciò vescovo “di Castello”, dal nome della sua residenza, che è un’isoletta lagunare fortificata, l’antica Olivolo.
Già santo per i veneziani
Vengono i tempi duri della lotta contro i Turchi. Nel 1453 cade in mano loro Costantinopoli, e “a Venezia è tutto un pianto, non si sa che fare”, come scrive un testimone. Lorenzo Giustiniani va avanti con rigore nell’opera di riforma, inimicandosi qualche volta il Senato, altre volte i preti, e affascinando i veneziani che già lo tengono per santo.
Abituato alle dure penitenze, quando, ormai vecchio e malato, cercano di sostituirgli il pagliericcio con un letto di piume, egli protesta: «Cristo morì sulla croce e io dovrei morire su un letto di piume?».
Muore l’8 gennaio 1456 esprimendo il desiderio di essere sepolto nel piccolo cimitero del vecchio convento. Dopo la sua morte, i veneziani ottengono che il suo corpo resti sepolto per sempre nella chiesa di San Pietro in Castello. Nel 1690 viene canonizzato da papa Alessandro VIII (il veneziano Piero Ottoboni), ma la pubblicazione ufficiale si avrà soltanto con papa Benedetto XIII nel 1727.
Sant’Apollinare di Gerapoli, vescovo e martire
Sant’Apollinare nacque a Gerapoli, in Frigia, nell’odierna Turchia, nel II secolo. Fu eletto vescovo della città nel III secolo, durante la persecuzione dei cristiani da parte dell’imperatore Marco Aurelio. Apollinare fu imprigionato e torturato, ma non rinnegò la sua fede. Fu infine decapitato nel 299.
Apollinare era un uomo di grande sapienza e di profonda fede. Fu un instancabile predicatore del Vangelo e un difensore dei diritti dei cristiani. Fu anche un costruttore di chiese e fondò una cattedrale a Gerapoli.
La sua vita e il suo martirio sono un esempio di fede e coraggio. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.
La sua morte
Apollinare fu arrestato nel 299, durante la grande persecuzione dei cristiani voluta dall’imperatore Marco Aurelio. Fu imprigionato e torturato per costringerlo a rinnegare la sua fede. Apollinare resistette a ogni tortura e non rinnegò mai Gesù Cristo.
Fu infine decapitato il 8 gennaio 299. La sua morte fu un grande dolore per i cristiani di Gerapoli, che lo consideravano un martire e un modello di fede.
Il suo culto
Le reliquie di Sant’Apollinare furono conservate nella cattedrale di Gerapoli, che fu costruita nel IV secolo per volontà del santo. Il suo culto si diffuse rapidamente in tutta la Chiesa cristiana.
Sant’Apollinare è il patrono di Gerapoli e di altri comuni turchi. È anche invocato contro le malattie degli occhi e delle orecchie.