L’allarme dei sindaci: “Difficoltà enormi: piano pandemico da rivedere”
Dal sindaco Lucchini con altri 46 sindaci di Acquese e Astigiano un appello all'assessore Icardi
ACQUI TERME – Sono tanti e sempre più preoccupanti i disagi che i pazienti Covi e non Covid hanno dovuto affrontare nelle ultime settimane con il riacutizzarsi dell’ondata epidemica. Il sindaco di Acqui Terme, Lorenzo Lucchini, insieme ad altri 46 sindaci dei territorio dell’Acquese e dell’astigiano ha diramato una lettera agli organi di stampa per chiedere all’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi e al direttore generale dell’Asl Al Luigi Vercellino una corposa integrazione del personale sanitario da impiegare nelle strutture ospedaliere acquesi e misure volte ad aumentare la disponibilità di posti letto anche attraverso la riattivazione delle strutture private della provincia.
Di seguito il testo integrale del comunicato inviato dai 47 sindaci:
“Per rispondere alla quarta ondata Covid, il Dirmei (Dipartimento Interaziendale Malattie ed Emergenze Infettive di Torino) ha chiesto ad Asl Alessandria di mettere a disposizione della rete regionale 150 posti letto.
AslAl, a fronte di diverse opzioni esaminate in passato, ha redatto un piano pandemico che nei fatti, occupando gran parte dei posti letto del ‘Mons. Galliano’ con pazienti Covid provenienti da altri ospedali, ha improvvisamente ridotto le possibilità di cura a un bacino vasto e disagiato. Non essendo stati definiti in modo dettagliato spazi e personale adeguato a garantire doppi percorsi e zone Covid nettamente distinte da zone non Covid, la forte pressione di questo periodo ha determinato in un paio di occasioni delle contaminazioni (i cosiddetti ‘cluster’) per cui l’ospedale è stato tecnicamente trasformato quasi in Covid hospital; sottolineiamo quasi, poiché tutto ciò porta con sé l’enorme difficoltà di dover gestire al contempo il flusso di persone che normalmente afferisce al pronto soccorso.
La nostra preoccupazione è amplificata dal fatto che nessuno ha informato per tempo i sindaci dei circa 50 Comuni che fanno riferimento al ‘Mons. Galliano’: noi e i nostri concittadini dobbiamo almeno sapere dove possiamo avere accesso alle cure e per quanto tempo dovremo andare avanti in questo modo.
Dobbiamo essere aggiornati sui luoghi da raggiungere se ci fa male la pancia o ci rompiamo una gamba; perché sempre più spesso una volta arrivati in pronto soccorso ad Acqui, non c’è un letto disponibile e non è facile né scontato spostarsi verso gli ospedali di riferimento (il più vicino dista 40 km).
I cittadini dei nostri territori devono sapere che oggi, al netto dei rischi e dei disagi, le cure sono disponibili con tempi ancora più dilatati.
Per tutti questi motivi, alla luce dei fatti che ci vengono esposti da persone sballottate per la provincia, e dal momento in cui vediamo i numeri continuare a crescere, riteniamo che un piano pandemico che trasforma un piccolo ospedale in una struttura mista Covid/non Covid debba essere rivalutato meticolosamente, prima che qualcuno ne subisca gravi conseguenze.
Mentre a luglio 2021 c’era chi parlava con toni trionfalistici di un potenziamento del nostro ospedale, oggi abbiamo meno personale di un anno fa, non ci sono stati inviati medici né infermieri dall’esercito, né dal 118, né dalla Protezione Civile.
Troviamo inspiegabile che nella nostra struttura privata, Villa Igea, si operino persone inviate dall’Asl di Asti, mentre noi vediamo costretti i cittadini a trasferte di 60 km per un femore rotto.
Avendo la responsabilità della sanità locale confermiamo la piena volontà di contribuire mettendo posti letto nella disponibilità della Regione, ma torniamo a chiedere che si tengano in debita considerazione sia le caratteristiche geografiche che le esigenze di cura dei cittadini dei nostri territori.
Per queste ragioni, chiediamo al direttore generale di considerare una diversa distribuzione dei pazienti Covid; di attivare un maggiore coinvolgimento della presidenza di distretto; e, se non lo avesse ancora fatto, di richiedere personale alla struttura centrale attraverso la Protezione Civile.
All’Assessorato regionale ribadiamo la necessità urgente di svincolare per un periodo determinato e attraverso incentivi i medici del 118, e di valutare la possibilità di riattivare, dove servono, le strutture private per concedere letti al servizio di pazienti che necessitano di ricovero negativi al test Covid.
Sindaco di Acqui Terme, Lorenzo Lucchini
Firmano con il Sindaco di Acqui Terme:
Sindaco di Alice Bel Colle, Sindaco di Bistagno, Sindaco di Cartosio, Sindaco di Cassine, Sindaco di Cassinelle, Sindaco di Castel Boglione, Sindaco di Castel Rocchero, Sindaco di Castelletto d’Erro, Sindaco di Castelletto Molina, Sindaco di Castelnuovo Bormida, Sindaco di Cavatore, Sindaco di Cessole, Sindaco di Cortemilia, Sindaco di Denice, Sindaco di Fontanile, Sindaco di Grognardo, Sindaco di Loazzolo, Sindaco di Malvicino, Sindaco di Maranzana, Sindaco di Melazzo, Sindaco di Merana, Sindaco di Mombaldone, Sindaco di Mombaruzzo, Sindaco di Monastero Bormida, Sindaco di Montabone, Sindaco di Montechiaro d’Acqui, Sindaco di Morbello, Sindaco di Morsasco, Sindaco di Olmo Gentile, Sindaco di Orsara Bormida, Sindaco di Pareto, Sindaco di Ponti, Sindaco di Ponzone, Sindaco di Prasco, Sindaco di Quaranti, Sindaco di Ricaldone, Sindaco di Rivalta Bormida, Sindaco di Roccaverano, Sindaco di Rocchetta Palafea, Sindaco di San Giorgio Scarampi, Sindaco di Serole, Sindaco di Sessame, Sindaco di Spigno Monferrato, Sindaco di Strevi, Sindaco di Terzo, Sindaco di Vesime, Sindaco di Visone.