Uno sforzo solidale per far operare Renata all’Infantile
La bimba, affetta da atresia esofagea di tipo 1, ora sta bene
ALESSANDRIA – Renata ora sta bene, è tornata in Equador con i suoi genitori e ogni tanto, come ci ha mostrato con orgoglio ma soprattutto con gusto, mangia anche le patatine. Ma prima della scorsa estate la sua vita non era così.
Renata, infatti, è nata affetta da atresia esofagea di tipo 1, ovvero senza l’esofago, in un Paese in cui era difficile farsi operare. Arrivata all’età di 3 anni, la sua situazione è andata peggiorando e si è ulteriormente complicata a causa del Covid che ha imposto il blocco degli interventi non urgenti e ha reso ancora più difficile gli spostamenti. “Dopo alcuni contatti con il dottor Pini Prato – ricorda la madre – che si è sempre interessato a lei, anche se non la conosceva personalmente ma solo in fotografia, abbiamo deciso che era giunto il momento di affrontare il viaggio verso l’Italia. Ci ha infatti rassicurati il fatto che l’intervento non si sarebbe svolto in più fasi ogni due mesi come ci era stato proposto in Equador, ma in un’unica giornata a cui sarebbe seguito un periodo di ricovero”.
Renata e sua mamma sono state all’Ospedale Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria per 90 giorni duranti i quali il personale della Chirurgia Pediatrica è diventata la loro seconda famiglia: “Sono davvero degli angeli. Si occupavano di tutto, dalla pulizia dei vestiti alla spesa, per non parlare della compagnia che ci hanno fatto in questo periodo difficile. – afferma la mamma – Ma il momento più pesante sono state sicuramente le 10 ore di intervento, le 10 ore più lunghe della mia vita”.
Lavoro di equipe
L’operazione ha infatti richiesto l’aiuto di diversi specialisti dell’Infantile, come spiega il dottor Alessio Pini Prato, Direttore di Chirurgia Pediatrica: “È stato davvero un lavoro di equipe poiché innanzitutto abbiamo dovuto richiedere l’aiuto dei colleghi cardiochirurghi, coordinati dal dottor Andrea Audo, in quanto Renata era affetta anche da malformazione cardiaca. Poi per ricostruire l’esofago della piccolina abbiamo collaborato con i professionisti dell’Otorinolaringoiatria, diretta dal dottor Raffele Sorrentino, per l’isolamento cervicale dell’esofago che deve essere eseguito per poter ripristinare l’entità anatomica esofagea, con gli anestesisti e ovviamente con tutto il personale del reparto, a partire dalle infermiere. Ci ha davvero ricordato come sia fondamentale la multidisciplinarietà, oltre ad averci arricchiti poiché ci ha costretti a combattere contro problematiche che si sono verificate fisiologicamente dopo un intervento di queste dimensioni, ma che hanno fatto sviluppare ancora di più quel rapporto che nell’alleanza paziente-medico-sanitari fa la differenza tra successo e insuccesso”.
Ora Renata mangia in maniera autonoma, è tornata a casa ed è contenta perché l’intervento si è svolto nel migliore di modi. “L’abbiamo salutata sapendo che ora fortunatamente ha un’occasione in più per vivere una vita normale – aggiunge Pini Prato – Anche se dovrà ancora compiere un percorso riabilitativo, siamo soddisfatti e commossi del risultato ottenuto”.
Un traguardo che stato raggiunto grazie alla collaborazione competente e proattiva di numerosi professionisti all’interno dell’Ospedale di Alessandria e alla solidarietà di chi ha sostenuto la raccolta fondi dedicata all’intervento di Renata, primi tra tutti Flying Angels, che ha finanziato e organizzato il trasferimento aereo per la bimba e sua madre, e l’Associazione Ana Moise che ha fornito loro supporto economico e know-how burocratico per far sì che il gesto generoso di molti si trasformasse nel sorriso di Renata e della sua famiglia.