Natale Panaro, autodidatta che insegna a fare burattini
Originario di Castelletto d'Erro, dal crocifisso fatto a 6 anni all?Albero Azzurro in televisione
ACQUI TERME – L’ultima sua opera è il presepe monumentale che si può ammirare a Novi Ligure. Natale Panaro, classe 1940, non si ferma. Lo scultore di maschere e marionette, scenografo per il teatro, continua a creare con lo stesso entusiasmo di quando, da piccolo, scolpì un crocifisso in legno. «Avrò avuto 6-7 anni quando mi misi ad intagliare la mia prima vera scultura alta una trentina di centimetri. Lo realizzai usando un falcetto e altri coltellini a disposizione, non con strumenti professionali».
D’altronde non c’erano altre possibilità a Castelletto d’Erro, il piccolissimo paese sulle colline del Monferrato acquese in cui nacque da una famiglia di contadini: «Mio padre faceva il ferroviere e il contadino: da piccolo mi piaceva costruire trenini con la carta e fare giocattoli con tutti i materiali che trovavo». Carta e legno sono rimasti i suoi elementi preferiti anche da grande, tra marionette e maschere.
La Scala
Ai tempi dell’Università entrò in contatto con un giovane scenografo del Teatro La Scala, gli ambienti dell’Accademia di Brera, fino agli spettacoli messi in scena all’Arena di Verona. Lì imparò ad utilizzare nuovi materiali: «Creta e vetroresina». Una carriera iniziata prestissimo, se si considerano le prime opere liceali, sempre guidate da una grande manualità innata e da tanta fantasia: «Dagli Scolopi a Finale Ligure leggevamo il Vittorioso, fucina di grandi disegnatori, tra cui Jacovitti».
«Fui introdotto nel settore dopo aver visto alcuni miei lavori. Nella mia carriera artistica posso dire di essere stato fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto e di avere conosciuto le persone che – senza invidia – mi hanno dato l’opportunità di esprimermi perché confidavano nelle mie capacità».
Come quella volta a Milano in cui decise di presentarsi ad una scuola per burattinai, proprio per conoscere meglio quel mondo che aveva incominciato ad apprezzare, realizzando teste lignee di pupazzi. È bastato mostrare qualche lavoro ai maestri perché gli proponessero di insegnare, anziché fare l’allievo. La richiesta arrivò da quel Tinin Mantegazza che poi se lo portò dietro anche nell’avventura televisiva. «Ero spaventato, non avevo mai insegnato prima d’ora. Chiesi da dove dovessi incominciare: mi disse semplicemente di fare le cose che sapevo fare».
L’Albero Azzurro
«Non sono stato io ad ideare il pupazzo Dodò, lo ripeto tutte le volte». Panaro lavorò anche alla realizzazione dei pupazzi e delle scenografie della trasmissione per bambini, chiamato da Mantegazza, «il vero papà dell’uccello dell’Albero Azzurro». Per otto anni ebbe l’opportunità di manipolare e lavorare con altri materiali di scena, dando forma alla fantasia ed incantando generazioni di bambini con marionette e maschere, realizzate a centinaia nella sua carriera. Sempre da autodidatta.
Dalle campagne acquesi a Milano, fino al ritorno in provincia di Alessandria dove attualmente vive e insegna: «Un terzo della mia attività artistica è stata quella di far corsi e laboratori». Natale Panaro ha sempre condiviso la sua fortuna in quelli che oggi si chiamano workshop. In provincia ne ha realizzati a Silvano d’Orba per le rassegne annuali dedicate ai burattinai, quindi a Tortona dove ha l’atelier nel palazzo Guidobono per proseguire la tradizione di quel Peppino Sarina, considerato uno dei maggiori interpreti del teatro di animazione tradizionale.