Pernigotti, altre promesse di rilancio. «Ma la campagna pasquale salta»
Per la prima volta dopo anni uno dei fratelli Toksoz ha partecipato a un incontro con le istituzioni. I sindacati rimangono scettici
ROMA — I sindacati sono usciti insoddisfatti dal vertice sulla Pernigotti che si è tenuto ieri a Roma, al ministero dello Sviluppo economico. Poca chiarezza sul piano industriale, annunci di nuovi investimenti sullo stabilimento di Novi Ligure (che già in passato sono rimasti solo sulla carta), l’intenzione di trovare altri partner (vendendo altri rami d’azienda come già avvenuto con il comparto gelati?) e il ritardo ormai incolmabile sulla campagna produttiva di Pasqua sono gli elementi che determinano lo scetticismo di Fai, Flai e Uila.
«Servono fatti concreti per rilanciare lavoro e produzione», dicono le sigle di categoria di Cisl, Cgil e Uil. «Apprezziamo che per la prima volta dopo anni la proprietà Pernigotti abbia preso parte a una riunione in sede istituzionale, è un segnale importante [c’era uno dei fratelli Toksoz, la famiglia turca cui fa capo l’azienda; ndr], non siamo però soddisfatti delle risposte che ci sono state fornite. Riteniamo, infatti, necessario fare chiarezza sul piano di rilancio dello stabilimento di Novi in coerenza con quanto sottoscritto in occasione dell’apertura della cassa integrazione per reindustrializzazione e sulle azioni concrete messe in atto dall’azienda».
Alla riunione al Mise, chiesta dagli stessi sindacati, hanno preso parte la proprietà dell’azienda, il funzionario del ministero Luca Annibaletti, il responsabile della segreteria tecnica del viceministro Todde, Stefano D’Addona, il sindaco di Novi Ligure Gian Paolo Cabella e i rappresentanti di Regione Piemonte e Lombardia (l’azienda ha una sede commerciale a Milano).
«La famiglia Toksoz – spiegano i sindacati, per i quali sono intervenuti rappresentanti sia nazionali che territoriali – ha annunciato ipotesi di investimenti da parte di altri partner e 200 mila euro di acquisto di nuovi macchinari in arrivo nelle prossime settimane. Non è la prima volta che assistiamo ad annunci simili, per cui abbiamo chiesto e ottenuto un nuovo incontro, entro fine dicembre, per conoscere più dettagli sia sulle eventuali negoziazioni in corso che sui tempi di realizzazione degli investimenti».
«Inoltre, abbiamo ottenuto entro fine gennaio una nuova convocazione al Mise con tutte le parti per verificare quanto realizzato sulla ripresa delle attività produttive e sugli investimenti commerciali che devono essere le priorità per dare certezze agli 80 lavoratori coinvolti», dicono ancora i rappresentanti dei lavoratori.
«Registriamo positivamente che l’azienda abbia ribadito di voler tutelare il marchio e consolidare lo stabilimento italiano – concludono Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil – ma chiediamo al ministero di continuare a tenere alta l’attenzione sulla vertenza, perché servono prove tangibili di una riorganizzazione dello stabilimento che al momento non si è ancora vista e per la quale appaiono decisamente insufficienti i 4 milioni di euro di investimenti previsti e non del tutto effettuati. L’unica cosa concreta che abbiamo visto fino a oggi sono stati gli ammortizzatori sociali messi in campo con risorse pubbliche, con una cassa che andrà in scadenza a giugno 2022. Nel frattempo, nello stabilimento di Novi non si è prodotto per la campagna natalizia e salterà anche quella pasquale, esattamente come lo scorso anno».
Nel frattempo, tra l’altro, oltre al comparto I&P che produceva semilavorati per gelaterie e pasticcerie, sono stati venduti anche i magazzini logistici che l’azienda possedeva in località Barbellotta. «Una posizione perfetta per la costruzione di un nuovo stabilimento, più moderno e senza le limitazioni dell’attuale, che sorge dentro il concentrico cittadino», ha fatto notare il consigliere comunale dem Luca Patelli, ex dipendente.
La città – che tanto negli ultimi anni ha lottato per difendere la fabbrica – rimane con il fiato sospeso. «Nel vertice la proprietà dei Toksöz ha comunicato di avere una pluralità di offerte per acquisire una quota di maggioranza, così da far ripartire lo stabilimento di Novi e gli uffici di Milano», ha detto il sindaco Gian Paolo Cabella, che ha partecipato alla riunione in videoconferenza. «Le intenzioni della società sono quelle di chiudere i contratti entro il primo semestre del prossimo anno. Come amministrazione restiamo in attesa di vedere il risultato, ma parteciperemo attivamente per tutelare l’alto numero di famiglie penalizzate dalla situazione. Vogliamo difendere i diritti dei lavoratori e il valore storico che la Pernigotti ha per la nostra città. Un marchio che non può e non deve essere abbandonato», ha concluso il primo cittadino.