Al consultorio? Ora con impegnativa e ticket. Scatta la protesta
Sabato manifestazione in piazza Mazzini. E il Pd presenta un'interrogazione
CASALE – Dal 1° ottobre non è più possibile usufruire delle visite ginecologiche sia di prevenzione che di cura da parte del Consultorio Famigliare senza impegnativa del medico curante e senza pagamento del ticket.
La decisione, assunta con determina dirigenziale della Regione Piemonte, è stata resa operativa dall’Asl di Alessandria proprio all’inizio di ottobre.
Un gruppo nutrito di associazioni e realtà politiche del Casalese è sul piede di guerra. Donne Insieme, Associazione Mammeincerchio, Penelope APS, Coop Senape, Associazione Paolo Ferraris, Associazione CasaleBeneComune, Legambiente Casale, Partito Democratico Casale Monferrato, Avis Casale, Articolo Uno, CGIL Casale Monferrato, UIL Casale Monferrato e Collettivo Teatrale C.E.T commentano: «Questi due ultimi aspetti (l’assenza di impegnativa e il pagamento del ticket nda), che hanno caratterizzato da sempre il Consultorio e che sono definiti di libero accesso, rappresentavano, e per noi rappresentano tuttora, il punto massimo di autodeterminazione della donna. Con ciò sfidiamo chiunque a pensare che una donna possa abusare di questa prestazione, ossia di effettuare una visita ginecologica soltanto perché gratuita. Inoltre non si tratta di mostrare gli occhi o i denti al professionista medico, ma le nostre parti intime e preziose».
Si verrebbe meno allo spirito del consultorio stesso: «In cui la salute della donna in tutte le sue sfaccettature era indivisibile, oggi per gravidanza, contraccezione, IVG, continua ad esserci il libero accesso. Per i controlli ginecologici, invece, l’accesso diventa a pagamento e burocratizzato con l’impegnativa del medico curante, con prenotazione al CUP regionale e pagamento ticket. In questo modo si perde la continuità del medico specialista, della sede, e non è più la donna a decidere di effettuare un controllo ginecologico. Non da ultimo, si aggrava il lavoro dei medici di famiglia, che in periodo di pandemia sono molto oberati e costretti a ricevere su prenotazione. Chiediamo qual è la logica che ha portato a questa decisione – spiegano le associazioni – Non vediamo che un peggioramento delle risposte ai bisogni di salute della popolazione femminile con una grande discriminazione tra le varie problematiche delle donne. Riteniamo una grande ingiustizia quanto sta accadendo e chiediamo a chi di competenza, in questo caso Asl ed Enti locali, di agire per rimuovere questa discriminante che pare essere la scelta di un dirigente/funzionario pubblico».
Sabato in piazza la raccolta firme
Per protestare in merito una prima mobilitazione pubblica è prevista sabato 27 novembre dalle 16 in piazza
Mazzini a Casale, insieme alla manifestazione organizzata da Donne Insieme per la lotta alla violenza sulle donne.
«Si proporrà una raccolta firme perché vogliamo che il Consultorio continui a dare gratuitamente tutti i servizi che sono sempre stati di qualità nella nostra città dal 1978 ad oggi. Ne auspichiamo il potenziamento, non l’impoverimento che il nuovo corso prospetta» spiegano partiti e associazioni.
Il Pd presenta un’interrogazione
Sull’argomento il Partito Democratico di Casale ha presentato un’interrogazione consigliare, con primo firmatario Fabio Lavagno: «La modalità prevista dalla determina sopracitata, escludendo il libero accesso, si configura come una riduzione del servizio erogato in loco, destinando l’utenza attraverso il Centro Unico di Prenotazione verso altre strutture dell’Asl o peggio ancora incentivando il ricorso al privato potrebbe avere nel tempo riscontri negativi sulla capacità di erogazione di servizi ed anche sulla tenuta occupazionale».
I dem chiedono a sindaco e giunta se siano informati della situazione e quali azioni intendano intraprendere con la Regione per garantire l’accesso ai servizi, il mantenimento degli stessi e la valorizzazione del lavoro svolto finora dal Consultorio Famigliare di Casale Monferrato.