Ufficiale giudiziario ai domiciliari: l'ipotesi di peculato
La misura cautelare chiesta dalla Procura di Alessandria
I suoi legali hanno presentato istanza al Gip, che l'ha accolta
ALESSANDRIA – Agata Platania, l’ufficiale giudiziario nei guai per un’ipotesi di peculato, in carcere a Vercelli da metà settembre, è ora – nuovamente – ai domiciliari. Dall’11 novembre si trova in una località protetta. Sono stati i suoi legali, avvocati Piero Monti e Manuela Moretto, a presentare istanza al Gip (Stefano Tacchino). Ma sul caso mantengono il massimo riserbo.
Agata Platania era ai domiciliari da fine agosto. L’aggravamento della misura – e quindi il carcere – avrebbe riguardato le violazioni delle prescrizioni. In sostanza, a quel che sembra, avrebbe ripetuto le condotte che l’avevano messa nei guai. L’indagine della Procura è ancora in corso.
Ufficiale giudiziario ai domiciliari: l'ipotesi di peculato
La misura cautelare chiesta dalla Procura di Alessandria
L’ufficiale giudiziario, però, si difende e respinge le accuse. L’ipotesi di reato riguarda la gestione delle somme riscosse nelle procedure di pignoramento che, al momento, non sarebbero ancora state definite. Sarebbero stati gli stessi debitori a lamentare condotte irregolari.
Era stata la Squadra mobile della Questura ad eseguire, lo scorso 30 agosto, la misura degli arresti domiciliari disposta dal Gip. Gli accertamenti avevano permesso di tracciare «un quadro complessivo di gravi e reiterate condotte illecite». Sembra che la donna si sia intromessa di propria iniziativa in procedure di pignoramento tra debitore e creditore, sollecitando accordi tra le parti per il pagamento rateizzato degli importi dovuti.
Nei guai sarebbe finita perché avrebbe consegnato solo una parte di quanto versato dai debitori trattenendo per sé (in via temporanea o, talvolta, definitiva) delle somme, che poi avrebbe destinato al proprio stile di vita. La Platania ha negato ogni addebito, ma avrebbe ammesso di essersi inserita nelle procedure esecutive con piani di rientro irrituali.
Sono poi scattate misure restrittive perché avrebbe iniziato ad adoperarsi per indurre i debitori a rendere dichiarazioni favorevoli in caso di convocazione da parte della Polizia.
Tentativo di inquinamento probatorio che ad agosto aveva spinto la Procura a richiedere l’applicazione della misura cautelare dei domiciliari a carico dell’indagata, poi concessa dal Gip. La donna fu poi tradotta in carcere e, ora, è nuovamente ai domiciliari.